Io da tempo mi faccio questa domanda e devo dire che sono ormai convinto che il nostro mondo sia in mano a noi umani.
Siamo noi che agiamo e decidiamo, i grandi dittatori, i piccoli tiranni, simili a pagliacci feroci, non potrebbero nulla se noi non li lasciassimo fare, per interesse.
Ogni guerra, ogni regime tirannico, dietro le parole e gli ideali sublimi, le religioni o l'ateismo da imporre con la forza, come nei regimi comunisti di un tempo, abbiamo interessi e vantaggi.
Abbiamo gli idioti che si sentono importanti, che comandano, ma sopra a tutti non abbiamo Dio o il diavolo, ma solo gli interessi particolari di molti.
Se io guadagno dentro una dittatura, feroce con molti, la storia ne è piena di casi storici, la lascio fare.
Hitler era un povero cretino, da come risulta nella lettura di "Mein Kampf" , ovvero tradotto significa, "La mia battaglia".
Non sono riuscito a superare la metà del libro, perché era zeppo di castronerie ridicole.
Sarebbe stato uno dei tanti pagliacci da circo per le sue doti, sarebbe stato un imbianchino che sognava di diventare un grande artista e nulla più.
Invece giochi di interesse finanziario ed economico lo hanno portato al potere, a decidere per le vite di milioni di individui, provocando la morte di più di 50 milioni di persone.
Stalin e tanti altri sono esseri simili, come i dittatori sudamericani per esempio.
Cosa permette che questo avvenga?
Gli interessi di qualche bieco individuo, che si somma ad altri interessi, spingono verso la morte dentro il nostro mondo.
Mi spiego meglio, le armi nucleari, oggi l'intelligenza Artificiale, che se usata male può essere più pericolosa di un arsenale nucleare, chi le ha create?
Gli interessi economici, finanziari di molti, si sommano e questi impongono, con gli egoismi di tutti e il finale potrebbe essere tragico.
Spesso i tiranni locali, specialmente se ridicoli e stupidi, vengono lasciati agire, premiati e favoriti, perché fanno arricchire i tanti furbastri.
Sì, io sono convinto che le scelte politiche seguono la logica solita che si sviluppano non nelle urne elettorali, ma in banca, quando si sceglie come e dove investire, così si sviluppano certe tecnologie, si licenziano gli operai in eccesso e si assumano manovali a basso costo, per poi rimandarli nelle periferie degradate, con tutte le conseguenze del caso.
Uno può avere tutte le idee e le ideologie che vuole, ma i suoi interessi economici hanno la prevalenza.
Mi ricordo che i grandi gruppi tecnologici mondiali parlavano del pericolo dell'intelligenza artificiale, poi oggi fanno la gara per proporre la più efficiente.
Gli interessi economici prevalgono e mi ripeto, se in banca offrono dei buoni investimenti si accettano, poi se rendono di meno si passa ad altro.
Ricordo che la rivoluzione sovietica ci ha dato gli oligarchi russi, i miliardari cinesi per esempio, non c'è ideologia che resista alla logica del profitto.
Se poi gli interessi economici prendono una piega diversa e conviene fare la guerra, ottimo affare da migliaia di anni, si fanno le guerre.
Chi sono i buoni e chi sono i cattivi?
Forse dovremmo rivedere le nostre coscienze e cercare di imporre ai poteri politici, nostri servi di fatto, di accettare i cambiamenti, ma di non creare troppi danni per i più deboli.
Se importo islamici nelle periferie, per far crollare il costo del lavoro, come si è fatto sino ad oggi, a pagare saranno le ragazzine molestate e stuprate, i ragazzini vittime dei bulli multietnici, o gli anziani terrorizzati, che si chiuderanno in casa.
Chi ha favorito tutto questo sapeva cosa provocava, ma i suoi interessi hanno avuto la meglio, quindi non lamentiamoci se le risposte saranno uguali e contrarie.
Gli interessi imporranno repressione, perché il crimine provoca un danno anche economico e avremo carceri dure, campi di concentramento, per esempio, come nel Sud del mondo.
Cari sozzi ipocriti, non sperate di salvarvi con le vostre espressioni tanto buone, da buonisti.
Prima o poi la pagherete cara pure voi, la storia non giudica, come spesso invece dite voi, ma insegna.
Se non si impara la lezione si ripete l'errore.