LA MESSA DEL PRETE
Ero sempre stato ostile alla religione, specialmente a quella costituita: odiavo riti, simboli, funzioni sacre.
Per me erano tutte sciocchezze e il mio spirito fermo, positivo, moderno disprezzava ogni formadi spiritualità: esisteva ciò che toccavo, vedevo, mangiavo.
Ogni uomo. secondo me, era il risultato di ciò che si metteva nella pancia: gli spiriti li vedevano chi mangiava poco, chi beveva troppo vino e grappa, chi era oscurato da idee superstiziose, ridicole, medioevali.
Avevo litigato con i parroci di campagna, con contadini colmi di idee fantasiose, contro tutti coloro che parlavano come sciocchi di angeli, di diavolo, di oltretomba.
Solo la luminosa scienza liberava la mente, apriva la strada della conoscenza, della verità.
Ero ormai anziano e da sempre ero un buontempone: non avevo mai lavorato veramente, mi ero accontentato di badare gli affari di famiglia, la gestione delle tenute di campagna, dei negozi, delle azioni delle banche.
Queste questioni mi avevano impegnato poche ore al giorno e pochi giorni della settimana, quando ero più giovane: ora avevo lasciato tutto in mano a un nipote fidato, onesto e leale.
Comunque sapevo le tentazioni erano tante: una volta alla settimana controllavo i libri mastri e verificavo le entrate e le uscite, non mi sfuggiva un centesimo.
Così mi potevo dedicare alla vita notturna da signore: trascorrevo il mio tempo al circolo degli ufficiali, a quello di cavalieri.
Giocavamo a carte, a scacchi: si beveva qualche liquore, si fumava un buon sigaro, di ottima qualità.
C'erano spesso delle discussioni a cui non partecipavo, tranne quando si dibatteva delle questioni religiose: perdevo la mia calma, insultavo, mandavo all'inferno.
Spesso finivo la serata al bordello, dove ero spesso ospitato sino a notte tarda: lì avevo amiche fedeli con cui parlare e ....giocare.
Uscivo quando il sole iniziava a violare la notte, con un limpido alone all'orizzonte.
Solo d'inverno il buio era pesto e mi affidavo alle luci dei lampioni, con le fiammelle tremolanti e fioche.
Lungo la mia via incontravo solo qualche cane randagio, i gatti in amore, le prostitute da strada che si offrivano ancora ai viandanti Spesso transitavo vicino a una chiesetta da tempo sconsacrata, in rovina, sempre chiusa.
Quella sera gelida di gennaio, con l'aria tagliente come una lama, il vento che sputava nevischio notai che la porta fosse socchiusa: c'era una fioca luce e si udiva il salmodiare di una voce tremolante da vecchio.
Sapevo che quella che era stata una chiesa con tanti fedeli un tempo, ma era stata mutata in un magazzino di un rigattiere, colmo di cianfrusaglie sino al soffitto.
Invece era tutto libero, con i banchi in fila, le lampade accese e le candele che splendevano sull'altare centrale.
C'era un prete molto anziano, quasi decrepito che pregava in latino: era avvolto dai paramenti sacri viola, come nei funerali o durante la quaresima.
Io entrai e mi sedetti all'ultimo posto, osservai quel prete con le sue movenze lente, i suoi gesti pacati: aveva le mani tremolanti, le dita sottili, scheletriche.
Si rivolse a me e mi chiese in latino di assistere alla sua Santa Messa: ero confuso e non risposi, me ne andai.
Trascorsi la giornata a letto, sempre più dubbioso: non avevo imprecato, bestemmiato.
Quel sacerdote alto, dai capelli lunghi e candidi, dal viso lungo e sottile, aveva qualcosa di sorprendente, incredibile.
La serata la trascorsi come al solito e uscii dal bordello alla chiusura e i liquori mi avevano fatto scordare il mio prete solitario e la sua Messa: non mi accorsi quasi della chiesa, ma la luce e il coro in latino di un'antico canto funebre mi costrinse a dar fede a quella maledetta cerimonia.
Si udiva il coro dietro l'altare, ma non si vedeva nessuno.
C'era il prete che orava: erano preghiere che avevo udito da ragazzo, quando mia mamma, di nascosto da mio padre, anticlericale convinto, mi portava in chiesa e mi faceva benedire da un vecchio frate, un Santo secondo la mia povera e bigotta mamma.
Crescendo l'influenza di mio padre ebbe il sopravvento: divenni libertino, sprezzante nei confronti della religione, dei buoni costumi.
Quel prete, sull'altare, continuava a rivolgersi a me e mi chiedeva risposte in latino, che, senza rendermi conto, uscirono dalla mia bocca balbettii, parole mozze: stavo seguendo una Messa e recitavo antiche parole.
Un amen mi riportò il silenzio e una voce mi disse di avvicinarsi verso l'altare: il prete aveva una grande croce e me la pose tra le mani, era pesante e dura.
Il sacerdote mi disse: -Va! Rinnega te stesso.-
Mi risveglia davanti al mio palazzo: ero al suolo, addormentato, svenuto, sicuramente malconcio per la sbronza.
Ero certo che fosse stato un sogno, ma le mie mani avevano strette tra le dita una piccola croce: la riconobbi perché era unica, era quella che avevo lasciato tra le mani a mia madre, prima di far serrare la bara.
Attesi con ansia la sera e corsi al circolo: erano tutti là per le solite partite.
Urlai: -Basta, stolti! La nostra ora prima o poi giungerà.-
Mi fissarono e mi dissero: -Hai già bevuto a quest'ora? Va a casa a dormire.-
-Tacete! Non sapete cosa vi accadrà se non vi pentirete.-
Fui scacciato dal circolo dai servi: mi ritrovai al suolo, assaporai la polvere della strada, ma non me ne importò.
Attesi la notte più scura e andai alla mia Santa Messa: risposi con decisione e partecipai al rito con attenzione.
Il prete mi sorrise e mi invitò a seguirlo: mi condusse sino al coro e lì mi sedetti, accanto c'erano le figure che si mostrarono nella penombra.
Anch'io partecipai al canto delle litanie e non me ne importò più nulla del mio passato.
-Il corpo del Conte Giacomini è stato ritrovato nella chiesetta sconsacrata della Santa Croce: non ci sono segni di ferite, si suppone che sia morto di morte naturale.
Tutta la città si è stupita del fatto che il Conte fosse abbracciato a una grande croce lignea, in una posizione disperata e in apparente prostrazione.
Forse il gentiluomo, prima di morire, aveva rinnegato un'esistenza di gozzoviglie e di ateismo dichiarato?-
Arduino Rossi