8 set 2012

storie di paura ... IL NUOVO LAVORO ... racconto di Arduino Rossi










IL NUOVO LAVORO

Antonella era giunta ai quarant’anni senza aver grossi problemi, senza prendere troppo seriamente la vita: aveva avuto qualche amico e un paio d’amori, che si erano dissolti come neve.
Aveva pure visto la dipartita gli anziani genitori, che non avevano avuto la fortuna di vedere i nipotini che non sarebbero mai arrivati: Antonella era una donna troppo spensierata e un po’ infantile per progettare un avvenire serio, con responsabilità di figli e un marito.
Non amava la fatica, l’impegno e quel lavoretto da impiegatina gli era sfuggito dalle mani senza che se ne preoccupasse troppo, ma poi si trovò senza più mezzi di sostentamento.
Lesse tutti gli annunci di settore, fece per un po’ la commessa, ma era troppa la fatica di restare in piedi dietro il bancone.
La cameriera non era per Lei, la sguattera era troppo pesante e umiliante.
Finalmente lesse ciò che faceva al caso suo: cercavano un impiegatina per una ditta di trasporti, solo turno notturno.
Antonella non aveva molto da pretendere e il lavoro notturno non le dispiaceva, non dormiva molto e avrebbe recuperato il sonno con poche ore nel primo mattino.
Si presentò di sera alle dieci: era un luogo spoglio, polveroso, grigio di periferia, tra vecchi capannoni in disuso e magazzini di poche ditte in fallimento o di dubbia onestà.
Cercò il numero civico, il 1288 ed entro oltre un gran portone di un magazzino alto e antiquato.
Non si era mai azzardata a scendere in quella parte della città: era luoghi malfamati e per Lei indegni di una semplice passeggiata.
Non c’era ancora nessuno: si sistemò su una scomoda panca di legno e attese, d’avanti la porta chiusa di uno studiolo.
I primi a giungere furono due trasportatori con il loro camion: non badarono a Lei e si limitarono a scaricare velocemente la merce nel magazzino accanto.
Avevano fretta e quello che spostavano erano casse coperte da teli scuri.
Antonella si presentò timidamente: - _Salve! Sono la nuova impiegata! Vorrei sapere quando arriva qualcuno per mostrare le mie referenze.-
Quelli si guardarono perplessi e sorrisero: -Signora! Non tema, il vecchio Giacomo si farà vedere, ma non prima di Mezzanotte.-
Antonella non gli rimase che attendere e dopo che i trasportatori se ne furono andati si alzò e volle capire dove fosse capitata: il magazzino era colmo di casse, tutte avvolte da drappi scuri.
C’era qualcosa di strano e incomprensibile, ma non aveva la possibilità di comprendere: formulò molte ipotesi, tra le peggiori e le più fantastiche.
All’improvviso vide arrivare un ometto frettoloso e dal passo deciso, tutto bianco e un po’ calvo andare verso l’ufficio, aprire e non badare a Lei.
Antonella gridò: -Scusi! Signore! Sono qui per quel posto, quello dell’annuncio sul giornale.-
Quello si voltò appena e sorrise: - So chi è! Mi segua!-
Non la lasciò parlare e gli spiegò in cosa consisteva il suo lavoro: registrare le entrate e le uscite delle casse, il cui contenuto rimaneva sconosciuto.
Lei non si preoccupò d’altro e si mise a parlare della sua vita precedente a Giacomo, degli hobby, delle passioni, quando incominciò a raccontare dei suoi amori e della sfortuna il vecchietto la salutò e se n’andò.
Iniziò così quello strano mestiere: registrare bolle di consegna su vecchi registroni, grossi e ingialliti dagli anni. Scriveva con cura tutto e cercava sempre di chiacchierare almeno con i trasportatori che non badavano a lei, perché avevano sempre una gran fretta.
Finalmente rivide i primi individui che aveva incontrato che gli spiegarono qualcosa: -Questa è un’antica società, Giacomo è stato un’istituzione fino ad oltre la pensione, poi si era ritirato perché…non si sa !-
Il mistero continuava, ma Antonella non se ne importava: aveva il suo stipendio, che gli era consegnato in contanti regolarmente nel cassetto di destra, non aveva capi e padroni e poteva districarsi, decidere come organizzarsi.
Il giorno lo trascorreva come il solito a leggere e a passeggiare.
Era diventata misantropa, non vedeva più le sue amiche, ma non per colpa sua: non le trovava mai in casa, non rispondevano mai al telefono.
Si era abituata anche a quella placida vita solitaria.
Il suo lavoro era diventato un’abitudine fissa, un bisogno, una necessità in se stessa, più che una necessità dovuto al proprio mantenimento.
Si era sempre considerata sprecata nelle sue mansioni ripetitive, ma questa volta provava uno strano piacere nel contare le casse, nel affermare che andava tutto bene al camionista.
Una notte il vento di tempesta penetrò nel magazzino e mosse i drappi che avvolgevano alcune casse: Antonella scoprì con disgusto e spavento che erano bare.
Corse nella sua stanzina e vi rimase sino a quando un trasportatore non venne a bussare.
Quell’uomo burbero la rincuorò: -Non tema! Sono solo casse da morto vuote!-
-Lo spero!-
-Non sapeva che questo è il magazzino di una fabbrica di bare1-
Antonella si abituò anche all’idea di a che fare con un articolo così macabro e non ci pensò più.
Invece quella notte le cose presero una brutta piega: i due nuovi camionisti fecero cadere una bara, che si scoperchiò. C’era il cadavere di un uomo con gli abiti neri, ben in ordine, di una sepoltura recente.
Antonella ebbe una crisi isterica e se la prese con i due poveretti: -Idioti! Cosa fate, vi farò licenziare!-
I due non si scomposero: -Ci dispiace, ma è stato un piccolo incidente.-
-Lo chiamate un incidente questo!-
Si accorse della sua situazione assurda e del fatto che nessuno fosse venuto quella sera a presentarsi al nuovo lavoro, oltre a Lei.
Si rinchiuse a chiave nello studio e vi rimase l’intera notte: meditò e valutò la faccenda, poi si rassegnò a quella situazione.
Non avrebbe trovato altro impiego alla sua età.
Le nottate successive furono zeppe di terrore, per ogni minimo rumore e sussurro: dal magazzino giungevano fruscii e scricchiolii.
Lei si alzava cauta e si affacciava alla porta, ma non si azzardava a entrare.
I nuovi camionisti erano sempre più rozzi e maldestri: ora capitava spesso che il coperchio cadesse o non ci fosse neppure. I corpi di morti di ogni età erano trasportati in quel luogo insolito.
Antonella ricominciò a sospettare qualche traffico misterioso e orripilante: corpi smembrati in messe nere, sette sataniche, ….traffici di organi.
Voleva chiarimenti, ma lo stipendio era sempre più generoso, i premi superavano di molto la paga sindacale: aveva sempre più bisogno di denaro per i suoi gusti raffinati.
Non si decideva a rovistare tra gli incartamenti, tra i registri più vecchi dell’ufficio, poi n’aprì uno con le età di nascita e di morte di molte persone.
Scovò un nome: Giacomo Rapelli, nato il 12 Giugno 1815 morto il 15/4/1897.
Era colui che le aveva presentato le sue incombenze il primo giorno: non riusciva a capire.
Chiese ai due trasportatori, appena giunti, che gli risposero: -Possibile che non comprendi! E’ tutto ovvio!-
Antonella ripensò a tutto, poi si ricordò che la prima sera di lavoro non rammentava quando fosse uscita di casa, che tutto da allora era misterioso, che non avesse più incontrato visi noti.
Allora si dette una spiegazione, l’unica plausibile, cercò il suo nome nel registro e lesse: -Antonella Di Paoli, nata il 18 gennaio 1956 morta il 3 Novembre 1999.-

Arduino Rossi