Il mercato ha la sua logica e più disperati arrivano, disposti a svolgere dati lavori a basso salario e in condizioni sempre peggiori, peggio sarà la vita dei più miseri da noi.
Questo porta a un peggioramento dei ceti più deboli, compresi quelli dei vecchi migranti, inseriti senza problemi da noi.
Gli italiani più poveri, senza agganci sociali e politici, sindacali, che svolgono lavori di bassa specializzazione, uniti con gli immigrati già stabili sul territorio, si vedono rubare fette di salario, per la concorrenza dei nuovi venuti.
Così il sistema favorisce i ceti più ricchi, padronali o a loro vicino, mentre il dislivello sociale cresce ancora, anche per questa situazione di competitività per posti sempre più rari e poco pagati.
Mi ricordo che negli anni Settanta, il lavoro di spazzino era ben retribuito, era superiore a molti lavori impiegatizzi addirittura, ma oggi tutti questi mestieri malsani, sporchi, duri e faticosi, vengono sempre peggio retribuiti: quella era una forma di ricompensazione per quel mestiere ingrato.
Sarà un caso che a volere gli immigrati, sempre di più, sono i padroni, i ricchi, gli snob della borghesia, o i raccomandati delle forze politiche e sindacali?
Credo proprio di no, questi fetenti si nascondono dietro il buonismo ipocrita, ma la logica del mercato del lavoro è quella solita del liberismo, che non perdona ai deboli e ai poveri.
Come sono buoni i ricchi intellettuali, spesso parassitari e a servizio di certi interessi economico finanziari!
Non saranno per caso solo dei buffoni con atteggiamenti snob e sprezzanti che difendono gli interessi di chi li paga?
Sì, non saranno delle luride puttane del sistema?