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COMUNICATO STAMPA
Aosta, martedì 18 giugno 2024
Grandi mostre ad Aosta
L'Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d'Aosta comunica che è stata approvata la programmazione delle esposizioni per l'autunno 2024 e per il 2025 al Centro Saint-Bénin e al Museo Archeologico Regionale di Aosta. Saranno tre le proposte di rilievo:
Al Centro Saint-Bénin di Aosta, dove per tutta l'estate 2024 è di scena la mostra Sguardi di intesa. La moda fotografata dalle donne, sarà realizzata dal 18 ottobre 2024 al 16 marzo 2025 una grande mostra dedicata a Inge Morath (1923-2002), celebre fotografa austriaca, la prima donna a diventare membro dell'Agenzia Magnum Photos. Saranno esposte 200 fotografie tra le più famose dell'autrice ma anche quelle meno note, con una sezione della mostra dedicata alle immagini a colori. Le fotografie di Inge Morath hanno la forza di scavare nell'intimità delle persone ritratte e sono il frutto di un percorso di conoscenza e vicinanza. Inge Morath ha imparato molto da Cartier-Bresson e Erns Hans, con i quali ha collaborato in importanti reportage.
Il Museo Archeologico Regionale di Aosta, dove nel corso dell'estate è di scena la mostra ArteNumero, dal 18 febbraio al 19 maggio 2025 sarà realizzata una mostra dedicata a Italo Mus, dal titolo Italo Mus fedele cronista del suo tempo. Il pittore valdostano in 80 opere inedite. La rassegna, a cura di Leonardo Acerbi e Remo Busana, raduna opere dagli anni dieci del Novecento fino agli ultimi mesi di vita dell'artista, provenienti da collezioni private o messe a disposizione dalla famiglia del pittore. A distanza di oltre 35 anni dall'antologica dedicata all'autore, la mostra si propone di raccontare oggi Italo Mus, attraverso sezioni tematiche, dal ritratto alla veduta.
L'estate 2025 al Museo Archeologico Regionale di Aosta vedrà di scena una grande mostra di rilievo internazionale dedicata a Picasso. La rassegna, dal titolo The other Picasso. Ritorno alle origini sarà aperta al pubblico dal 20 giugno al 19 ottobre 2025. La mostra, ideata in occasione del 50o anniversario della morte di Picasso nel 2023 e curata da Helena Alonso e Oscar Carrascosa, si avvale dei prestiti di istituzioni museali spagnole quali il Museo Es Baluard di Maiorca, la Collezione Serra, la Fundacion Fran Daurel di Barcellona, e documenta l'ampiezza della ricerca artistica picassiana, che esplora ambiti diversi, quali la letteratura, la danza, la ceramica. Nella perpetua ricerca delle sue radici culturali in Spagna, Picasso cercò di ampliare il suo linguaggio artistico esplorando strade meno conosciute. La mostra sottolinea l'ambizione di Picasso di sfidare le convenzioni dialogando nel contempo con il passato, attingendo alla sua storia personale, l'infanzia a Malaga, ma anche alle arti primitive e alle civiltà classiche.
L'Assessore Jean-Pierre Guichardaz dichiara: "Prosegue una programmazione espositiva di ampio respiro e alta qualità, che offre al pubblico approfondimenti sulla grande fotografia internazionale, con Inge Morath, sull'arte del Novecento con il più famoso artista del XX secolo, Pablo Picasso, senza dimenticare di valorizzare il legame con il territorio, con la mostra dedicata al più importante pittore valdostano, Italo Mus. Siamo particolarmente lieti di presentare un'ampia offerta culturale per la Valle d'Aosta".
Commenta Daria Jorioz, Dirigente della Struttura Attività espositive e promozione identità culturale: "Un grande impegno organizzativo e di ricerca sta alla base della programmazione espositiva regionale, che intende avvicinare il pubblico all'arte, un linguaggio espressivo universale che documenta la complessità del mondo."
Regione Autonoma Valle d'Aosta
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Fonte: Assessorato dei Beni e Attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali – Ufficio stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
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31 anni di carcere e 154 frustate per il Premio Nobel per la Pace
Arduino - domenica scorsa, Narges Mohammadi - attivista iraniana - non ha potuto ritirare il Premio Nobel per la Pace che le è stato assegnato, perchè imprigionata nel carcere di Evin, in Iran. Narges è stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte, per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.
Il premio è stato ritirato ad Oslo dai due figli diciassettenni di Narges, Kiana and Ali, che hanno letto un messaggio della madre.
Shady si rivolge al Governo Italiano e al Parlamento Europeo per liberare Narges e tutte le persone che il regime Iraniano sta detenendo illegalmente e condannando a morte.
Sei con lei?Libertà Narges Mohammadi Premio Nobel per la Pace nuovamente processata il 19/12/2023
21.356 hanno firmato la petizione di Shady Alizadeh. Arriviamo a 25.000 firme!
Firma con un solo click "Sono una donna iraniana orgogliosa e onorata di contribuire a questa civiltà, che oggi è vittima dell'oppressione di un regime religioso tirannico e misogino".
Oggi, 10 dicembre, Narges Mohammadi, attivista iraniana, non ha potuto ritirare il Premio Nobel per la Pace assegnatole "per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per la sua lotta a favore dei diritti umani e della libertà per tutti".
Non c'era Narges, ma una sedia vuoto a monito della sua assenza e delle tante donne che hanno visto la loro vita sacrificata e negata per la libertà.
La rivoluzione culturale di Narges Mohammadi le ha comportato enormi costi personali, come riferito dal Comitato per il Nobel, l'attivista è stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte, per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.
Narges Mohammadi è ancora imprigionata nel carcere di Evin. In questo momento è in una cella, soffre di gravi patologie cardiache ed è in pericolo di vita. Nonostante ciò, ha iniziato lo sciopero della fame, la sua stessa esistenza è sotto il ricatto di un regime dispotico che le vieta cure adeguate ed ha iniziato lo sciopero della fame.
"La resistenza è viva e la lotta persiste. La resistenza, continua e non violenta, è la nostra strategia migliore. Sono fiduciosa che la luce della libertà e della giustizia risplenderà luminosamente sulla terra d'Iran. In quel momento, festeggeremo la vittoria della democrazia e dei diritti umani sulla tirannia e il totalitarismo e l'inno del trionfo del popolo sulle strade d'Iran risuonerà in tutto il mondo". Queste sono le sue parole riportate dai figli Kiana e Ali ad Oslo.
Nonostante le violenze e le angherie perpetrate dal regime patriarcale iraniano, il suo grido è riuscito a sfondare le porte e i muri della temibile prigione di Evin in cui è rinchiusa.
Nell'ultima lettera recapitataci da Narges Mohammadi, scritta di suo pugno pochi giorni fa l'attivista ci ricorda il suo continuo impegno e sacrificio.
La Premio Nobel per la Pace scrive:
"Un ottavo oppositore appartenente al movimento "Donna, Vita, Libertà", Milad Zohrehvand, è stato impiccato e il giorno seguente è stato mandato al patibolo un ragazzo di 17 anni. Qualche tempo fa, un altro prigioniero politico di nome Qasem Abeste è stato impiccato nel carcere di Qezelhesar. La macchina delle esecuzioni ha accelerato in tutto il Paese, trasmettendo alla società il messaggio dell'oppressiva Repubblica Islamica: il massacro e le esecuzioni continueranno. Io non la considero altro che una "guerra" del regime con tutti i suoi strumenti di repressione e di morte contro il popolo iraniano oppresso, indifeso e in rivolta.
Queste esecuzioni sono una macchia indelebile per il regime repressivo e renderanno le proteste più intense nel tempo. Ma sono profondamente scioccata per il modo in cui il mondo assiste impassibile al massacro e alle esecuzioni del popolo iraniano. Pensano che le esecuzioni dei giovani della nostra terra sia un fatto scontato in questo angolo dell'Oriente? O forse credono che le condanne a morte siano state eseguite sulla base delle leggi e ordinate da tribunali equi e aperti, dove la difesa dell'imputato è tutelata?
È un grande dolore. Ma sembra che, in assenza delle immagini delle esecuzioni della gioventù oppressa dell'Iran, il mondo rimanga indifferente ormai saturo di immagini. Che tragica morte è quella nell'oscurità della notte con la chiamata alla preghiera dalla temuta cella di isolamento e con il condannato che cammina verso la forca nella fredda alba autunnale vestito con i leggeri abiti carcerari.
Un crimine è un crimine. Un massacro è un massacro. Anche se nessuna bomba è caduta, nessun terribile incendio è divampato, nessun lamento dal petto del condannato ucciso è giunto alle orecchie di qualcuno.
Il regime religioso, con l'inganno e con l'astuzia, replica nelle aule dei tribunali rivoluzionari per mano di giudici complici degli organi militari di sicurezza le regole dei massacri perpetrati sui campi di battaglia dai generali. Queste stragi sono definite in modo grottesco e cerimonioso "applicazione della legge". Alla fine, il regime iraniano del mondo se ne fa beffe, con i suoi rappresentanti dalle scarpe di vernice nelle sale e nei corridoi delle Nazioni Unite.
Ciò che nel frattempo viene fatto a pezzi è l'"umanità" e nient'altro.
In questo mondo in cui tutto è globalizzato, l'"umanità" è forse un'eccezione? È sufficiente rilasciare una dichiarazione sulla carta? Manca forse la volontà globale di fermare le esecuzioni incessanti e diffuse in tutte le città dell'Iran con scuse infondate, volte solo a intimidire e a terrorizzare il popolo iraniano oppresso e in rivolta?
Chiedo all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di intraprendere un'azione urgente e decisiva in nome dell'"umanità" per fermare le esecuzioni in Iran.
Invito il popolo iraniano a non lasciare sole e soli coloro che cercano giustizia e a lasciare che le coscienze vigili siano la voce risonante delle persone condannate a morte e la voce di chi protesta contro le esecuzioni in questa terra martoriata".
Narges Mohammadi - Novembre 2023 - Carcere di Evin
La Repubblica Islamica dell'Iran non è un attore internazionale con cui dialogare per accordi di pace, accordi economici e commerciali, ma è una dittatura che promuove terrorismo, mafie e guerre.
Uniamoci alla richiesta del Premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi.
Chiediamo con forza che il Governo Italiano, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo si spendano per fermare le esecuzioni in Iran; si impegnino con determinazione affinché il regime iraniano lasci in libertà Narges Mohammadi.
Chiediamo anche che Bahareh Hedayat, Sepideh Qolian, Fatemeh Sepehri, Toomaj Salehi e tutte le donne e gli uomini arrestati per il loro impegno a favore della libertà in Iran siano rilasciati immediatamente e che il regime fermi gli atti persecutori e minatori anche qui in Europa.
"L'indifferenza è il peso morto della storia", scrive Gramsci, e questa volta la nostra storia la grideremo, per un Oriente pacifico, per un mondo in pace, per la donna, la vita, la libertà.
Movimento italo iraniano Donna Vita Libertà
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