30 ago 2022

Non volere gli immigrati non significa che si è razzisti.

Anzi, è proprio l'opposto, ovvero non volere le periferie degradate delle megalopoli del Terzo Mondo nelle nostre città è un autentico atto di civiltà e non l'opposto.
Lo sviluppo o l'emarginazione dipendono dalla capacità o meno di diffondere un pensiero razionale, occidentale, che i dementi del politicamente corretto disprezzano.
In teoria dovrebbero essere le scuole a diffondere questo metodo e modo di pensare, ma i nostri insegnanti spesso devono difendersi fisicamente dalla violenza delle bande dei minorenni, avanguardie del futuro nefasto delle nostre città.
Non volere il degrado e il lavoro nero, lo spaccio e la prostituzione, anche minorile, non volere i furti e il crimine trionfante non è razzismo, ma un diritto umano fondamentale, soprattutto per chi non vive in quartieri alti, dove le guardie private impediscono ai migranti di entrare, se non come lavoratori sotto pagati, per mestieri umili.
Non si è mai letto che a trovarsi occupata la casa, dopo essere andato in ospedale il legittimo inquilino, sia quella di un appartemento di alto borgo, per gente di ceto alto, di un cantante o di un personaggio di successo, alla moda.
I migranti occupano le case dei poveretti, degli anziani, malati spesso, gente lasciata ai margini della società, rubano a loro l'energia elettrica, dovendola poi pagare anche per i graditi ospiti con le misere pensioni e se si ribellano, come insegna la cronaca nera, vengono pure vigliaccamente picchiati da queste bestie senza remore.
Io invito i cari migranti ad occupare gli appartamenti del ceto alto, dei buoni borghesi, dei progressisti tanto accoglienti, in modo da poter avere una casa più bella. 
Visto che a volerli ospitare sono certi personaggi è giusto che diano il buon esempio e possano far dormire in salotto lo spacciatore nigeriano.
Io sono convinto che dietro l'ospitalità abbiamo il solito atteggiamento disgustosamente classista, all'italiana.
Se a dover dormire in auto è un pensionato con la pensione minima, delle case popolari, a cui zingari o magrebini hanno rubato la casa, derubato e distrutto i ricordi di una vita, loro se ne fregano. 
Loro sono di ceto superiore e odiano, disprezzano da sempre i poveri lavoratori onesti, quelli semplici e silenziosi.
I loro atteggiamenti snob fanno schifo, mi ricordo il tono sprezzante che ebbe il radicale Marco Pannella verso dei poveretti che svolgevano ancora lavori pesanti, ormai quasi vecchi e chiedevano di poter andare in pensione, contro le riforme pensionistiche che stavano arrivando. 
Rispose con un "siete dei plebei" e visto che questo personaggio, adatto allo spettacolo teatrale, è sempre un eroe per i patetici e ridicoli, anacronistici ospitali buonisti, si capiscono molte cose.
Siamo ancora nel profondo Medioevo, dentro queste misere menti, dove loro sognano un mondo differenziato tra nobili e plebei, dove il merito non esiste, ma abbiamo solo smorfie e disprezzo contro gli ultimi, da mischiare in un ammasso multietnico di plebaglia violenta, ma manipolabile facilmente.
Sì, se proprio bisogna trovare del razzismo è giusto cercarlo tra i buonisti, tra costoro, tanto buoni, con il posto da dirigente in comune, con lo studio da avvocato, ereditato dal padre, dal nonno e anche dal bisnonno, con il concorso da medico vinto prima di svolgerlo, per diventare vice primario o primario, tanto i concorsi sono solo....... una formalità.
Questi istrioni sono atei e agnostici, oppure fedeli a Bergoglio, ma tutto in loro giustifica il loro atteggiamento di disprezzo verso il ceto popolare, da calpestare, anche se poi il vento della storia li farà cadere, prima o poi, nell'inferno, da loro meritato, delle baraccopoli delle periferie.
Il liberismo puro e duro non guarda in faccia a nessuno e loro sono i meno adatti, anche se lodano a parole il neoliberismo, a sopravvivere ai cambiamenti sociali, ambientali, economici del futuro.