12 set 2012

horror ..... MADRE E FIGLIO










MADRE E FIGLIO

Una piccolo uomo con l'abito nero conduceva alcuni conoscenti alla tomba di un loro sfortunato amico.
Rigirava nervosamente il cappello tra le mani e camminava tra la nebbia, che calava densa sulla pianura bergamasca.
L'uomo si arrestò davanti a una sepoltura recente e raccontò la tragica vicenda dell'amico scomparso: -Ad Alberto morì la moglie in gennaio, non si era mai ripresa dal travaglio del parto e dalla sua anemia era subentrata poca voglia di vivere.
In quella casa il parroco non era mai entrato, perché gli abitanti erano poco religiosi, ma dei parenti convinsero la moribonda a ricevere i Sacramenti.
Ella simulò una confessione, ma voi sapete quanto fosse restia a raccontare agli altri le proprie miserie.
Il prete tentò cautamente, ma senza risultato, di aprirle il cuore: ella aveva un fardello pesante sulla coscienza, ma era una donna cocciuta e non temeva l'Inferno, neppure in punto di morte.
Alberto, io lo dico a malincuore, fu preoccupato solamente di evitare pettegolezzi tra la gente durante il funerale.
Si finse disperato, pur pensando già di rifarsi una vita.
L'accompagnò all'ultimo viaggio in una mattina gelida, con il vento che sferzava i rari partecipanti.
Il bambino morì pochi giorni dopo: era gracile dalla nascita e il padre lo aveva accudito con poco amore.
Questa seconda sventura commosse tutti.
I bambini seguirono il feretro con i fiori di carta preparati da loro e al passaggio della piccola bianca bara gli uomini si toglievano il cappello.
Alberto portò il lutto per tutti i giorni comandati dalla tradizione e fu attento a non tradire la sua indifferenza.
Fece preparare la tomba di famiglia, per il figlioletto e per la moglie.
Tutti lo sconsigliarono di deporre la piccola creatura accanto alla madre; anche il parroco lo scongiurò di non rischiare un sacrilegio.
Alberto ben presto riprese la sua esistenza abituale e allegra.
Fu appunto dopo una serata di gozzoviglie che ebbe il primo misterioso avviso: la sua casa era ben chiusa e non c'erano i segni del passaggio di estranei eppure i fiori davanti al ritratto della moglie erano stati strappati e sparsi sul pavimento.
Egli non volle dare importanza al fatto, non volendo capire l'avvertimento.
In seguito continuarono gli scompigli inspiegabili dei fiori e delle immagini della moglie, senza che egli ne potesse scoprire il responsabile.
Una donna, addetta alle pulizie di quella casa, diffuse la voce di quei fatti misteriosi, che furono attribuiti alla defunta.
La curiosità crebbe e la gente evitò di avvicinarsi a quella casa, specialmente alla sera.
Quando poi gli scempi misero sottosopra la tomba, anche i più cauti pensarono che preannunciasse qualcosa di orribile.
Alberto evitava l'argomento e accusava i suoi nemici di desiderare la sua rovina.
Sebbene fosse un uomo coraggioso e incredulo, la notte era terrorizzato da strane voci, fra le quali distingueva quella tremolante della moglie.
Le anime dannate, sepolte accanto agli innocenti, si agitano disperate, perché subiscono maggiori tormenti.
La voce della morta si fece sentire sempre più chiaramente e una notte ella gli comparve: aveva il volto segnato orribilmente dal dolore, i suoi capelli erano irti e arruffati.
Pareva una vecchia strega, ma di lei rimaneva intatto lo sguardo autoritario e il sorriso ironico: -Lo sapevi che ero dannata e hai posto nostro figlio accanto a me per tormentarmi di più! Questo sacrilegio ti costerà l'anima, se non rimedierai al più presto!-
Poi scomparve, augurandogli di raggiungerla al più presto tra i tormenti.
Neppure il parroco comprese la fretta di Alberto di traslare la salma del suo figlioletto.
Alberto era un uomo mutato profondamente: era scontroso e misantropo, consumato dal rimorso, frequentava assiduamente la
chiesa.
Lo incontrai casualmente al cimitero, egli mi confidò la sua maledizione.
Non volli credergli e lo scongiurai di non cedere ai fantasmi della mente, ma egli mi lasciò senza rispondere, camminando a fatica tra la neve che cadeva fitta.
La mattina dopo fu ritrovato morto per il freddo, sulla tomba della moglie.

racconto di Arduino Rossi