12 set 2012

maledette storie .. IL PONTE TRA LE SPINE










IL PONTE TRA LE SPINE

La vecchietta si sedette accanto al camino, attizzò il fuoco, si sfregò le mani e finalmente cominciò: -La povera Maria era molto buona e in paese tutti la stimavano! La sua sfortuna fu di non avere la dote, essendo di una famiglia molto povera.
Giovanni fu l'unico a chiederla in sposa e i genitori di lei acconsentirono.
Ella andò ad abitare con il marito nella cascina vicino al ponte, sul sentiero che da Santa Brigida porta a Valtorta, poco distante dalla desolata boscaglia del Sac.
Noi, le sue amiche, salivamo da lei per confortarla e consigliarla:
-Cara Maria, dovresti chiedere aiuto ai tuoi fratelli! Quest'uomo ti picchia senza ragione tutti i giorni e, così giovane, stai già sfiorendo.-
-Io non voglio che i miei parenti sappiano quello che accade a casa mia, poi essi non potrebbero fare nulla per me!-
Il marito si ubriacava tutte le sere; non lavorava e quel po' di beni, che aveva ereditato, li dissipava giorno dopo giorno.
Alla sera rientrando, passava sotto l'orrido del Sac; gli spettri che infestavano quel luogo lo chiamavano: -Vieni, Giovanni, con noi: questa sarà la tua casa!-
Egli bestemmiava e scagliava pietre contro di loro.
Alla cascina pretendeva di essere servito subito e mai una volta che fosse soddisfatto.
-Io ti ho sposata perché mi accontenti in tutto, ma tu non ne fai una giusta!-
La poveretta si scusava e lo scongiurava, ma veniva sempre bastonata crudelmente.
Là, al Sac, gli spiriti osservavano divertiti e lo incitavano a continuare.
Questi sono gli stessi esseri che escono nella notte dalle loro cavità e vanno dai cristiani per istigarli al peccato, o per mutare i loro sogni in incubi.
I sacerdoti più coraggiosi di Santa Brigida avevano tentato inutilmente di scacciarli dai loro anfratti, benedicendo quella selva intricata; quegli spiriti si consideravano a casa loro, tra quelle rocce frastagliate, immerse nelle sterpaglie sterili, dove le cornacchie e le civette fanno il nido.
Giovanni ritornava sempre più tardi alla sera e ormai picchiava selvaggiamente la moglie senza alcun pretesto.
Si era ingobbito e si esprimeva con versi quasi animaleschi.
Non temeva più i diavoli del Sac, anzi solo con loro si sentiva a suo agio e di ritorno dall'osteria sostava sino a notte tarda nella boscaglia, in compagnia delle anime dannate.
Il suo animo diveniva sempre più violento: litigava con tutti e partecipava a tutte le risse.
L'oste fu costretto a negargli il vino e la gente del paese, stanca delle sue angherie, lo scacciò.
Giovanni in astinenza fu più brutale di quando era ubriaco: salì alla cascina e si infuriò contro Maria.
La colpì con tutta la cattiveria di cui era capace, ma ella per la prima volta si ribellò: -Tu non sei un uomo, sei un diavolo: Torna dai tuoi amici dannati e lasciami in pace!-
Si difese scagliandogli contro tutto quello che riuscì a impugnare: lottò con disperazione e il marito la sopraffece a fatica. La martoriò con calci e con pugni, sino a farle perdere i sensi.
Smise solo quando fu sfinito, ma era intenzionato a farla a pezzi, se un'idea peggiore non gli fosse balenata nella mente allucinata: ansante per la sua follia di vendetta, egli la legò molto stretta con una corda nodosa e attese che rinvenisse.
Poi la trascinò sino al ponte, per dare a tutti prova della sua orrenda ferocia.
In quel momento una folata gelida uscì dalle cavità del Sac e gli tolse anche gli ultimi barlumi di ragione: egli appiccò il fuoco a un fascio di sterpaglie e le gettò sulla moglie.
Ella gridò, si divincolò tra atroci dolori; Giovanni la coprì di fogliame e di arbusti secchi per rinvigorire le fiamme.
Le urla della disgraziata si affievolirono tra lo scoppiettare delle cortecce umide.
Ella ormai non provava più alcun dolore e la sua immagine, finalmente serena, si consumava lentamente.
Per pochi minuti Giovanni ebbe coscienza del suo crimine: urlò il nome della moglie, quasi non credesse all'orrore compiuto.
Poi sfogò la sua rabbia angosciata in un turpiloquio sconnesso.
Frantumò, spezzò tutto ciò che trovò nella cascina; si ferì, ma non provò dolore.
Ormai era divenuto un povero demente e fuggì nei boschi, per non tornare più tra gli uomini.
Fu scorto vicino alle baite dei pastori e cercava tra l'immondizia qualcosa da mangiare, con gli abiti a brandelli e il viso coperto di cicatrici.
Da quel giorno, dopo i rintocchi dell'Angelus, su quel ponte fu visto il fantasma della donna aggirarsi, supplicando i viandanti ritardatari di aver pietà di lei.
La sventurata si mostrava piangente, con lo sguardo smarrito e il pallore lunare sul volto.
La sua voce era così leggera da confondersi con i fruscii della notte e un ricordo sfuocato rimaneva di lei.
I rovi crebbero attorno al ponte e si infittirono sempre più.
Fu inutile tagliarli o sradicarli, perché infoltivano maggiormente e avvolsero tutto il ponte, che fu denominato maledetto e più nessuno costruì la sua casa nelle vicinanze.-

La vecchietta concluse così e mi sorrise: aveva intuito che il cittadino incredulo era persuaso della verità del suo racconto.

Racconto di Arduino