IL
PONTE TRA LE SPINE
La
vecchietta si sedette accanto al camino, attizzò il fuoco, si sfregò
le mani e finalmente cominciò: -La povera Maria era molto buona e in
paese tutti la stimavano! La sua sfortuna fu di non avere la dote,
essendo di una famiglia molto povera.
Giovanni
fu l'unico a chiederla in sposa e i genitori di lei acconsentirono.
Ella
andò ad abitare con il marito nella cascina vicino al ponte, sul
sentiero che da Santa Brigida porta a Valtorta, poco distante dalla
desolata boscaglia del Sac.
Noi,
le sue amiche, salivamo da lei per confortarla e consigliarla:
-Cara
Maria, dovresti chiedere aiuto ai tuoi fratelli! Quest'uomo ti
picchia senza ragione tutti i giorni e, così giovane, stai già
sfiorendo.-
-Io
non voglio che i miei parenti sappiano quello che accade a casa mia,
poi essi non potrebbero fare nulla per me!-
Il
marito si ubriacava tutte le sere; non lavorava e quel po' di beni,
che aveva ereditato, li dissipava giorno dopo giorno.
Alla
sera rientrando, passava sotto l'orrido del Sac; gli spettri che
infestavano quel luogo lo chiamavano: -Vieni, Giovanni, con noi:
questa sarà la tua casa!-
Egli
bestemmiava e scagliava pietre contro di loro.
Alla
cascina pretendeva di essere servito subito e mai una volta che fosse
soddisfatto.
-Io
ti ho sposata perché mi accontenti in tutto, ma tu non ne fai una
giusta!-
La
poveretta si scusava e lo scongiurava, ma veniva sempre bastonata
crudelmente.
Là,
al Sac, gli spiriti osservavano divertiti e lo incitavano a
continuare.
Questi
sono gli stessi esseri che escono nella notte dalle loro cavità e
vanno dai cristiani per istigarli al peccato, o per mutare i loro
sogni in incubi.
I
sacerdoti più coraggiosi di Santa Brigida avevano tentato
inutilmente di scacciarli dai loro anfratti, benedicendo quella selva
intricata; quegli spiriti si consideravano a casa loro, tra quelle
rocce frastagliate, immerse nelle sterpaglie sterili, dove le
cornacchie e le civette fanno il nido.
Giovanni
ritornava sempre più tardi alla sera e ormai picchiava
selvaggiamente la moglie senza alcun pretesto.
Si
era ingobbito e si esprimeva con versi quasi animaleschi.
Non
temeva più i diavoli del Sac, anzi solo con loro si sentiva a suo
agio e di ritorno dall'osteria sostava sino a notte tarda nella
boscaglia, in compagnia delle anime dannate.
Il
suo animo diveniva sempre più violento: litigava con tutti e
partecipava a tutte le risse.
L'oste
fu costretto a negargli il vino e la gente del paese, stanca delle
sue angherie, lo scacciò.
Giovanni
in astinenza fu più brutale di quando era ubriaco: salì alla
cascina e si infuriò contro Maria.
La
colpì con tutta la cattiveria di cui era capace, ma ella per la
prima volta si ribellò: -Tu non sei un uomo, sei un diavolo: Torna
dai tuoi amici dannati e lasciami in pace!-
Si
difese scagliandogli contro tutto quello che riuscì a impugnare:
lottò con disperazione e il marito la sopraffece a fatica. La
martoriò con calci e con pugni, sino a farle perdere i sensi.
Smise
solo quando fu sfinito, ma era intenzionato a farla a pezzi, se
un'idea peggiore non gli fosse balenata nella mente allucinata:
ansante per la sua follia di vendetta, egli la legò molto stretta
con una corda nodosa e attese che rinvenisse.
Poi
la trascinò sino al ponte, per dare a tutti prova della sua orrenda
ferocia.
In
quel momento una folata gelida uscì dalle cavità del Sac e gli
tolse anche gli ultimi barlumi di ragione: egli appiccò il fuoco a
un fascio di sterpaglie e le gettò sulla moglie.
Ella
gridò, si divincolò tra atroci dolori; Giovanni la coprì di
fogliame e di arbusti secchi per rinvigorire le fiamme.
Le
urla della disgraziata si affievolirono tra lo scoppiettare delle
cortecce umide.
Ella
ormai non provava più alcun dolore e la sua immagine, finalmente
serena, si consumava lentamente.
Per
pochi minuti Giovanni ebbe coscienza del suo crimine: urlò il nome
della moglie, quasi non credesse all'orrore compiuto.
Poi
sfogò la sua rabbia angosciata in un turpiloquio sconnesso.
Frantumò,
spezzò tutto ciò che trovò nella cascina; si ferì, ma non provò
dolore.
Ormai
era divenuto un povero demente e fuggì nei boschi, per non tornare
più tra gli uomini.
Fu
scorto vicino alle baite dei pastori e cercava tra l'immondizia
qualcosa da mangiare, con gli abiti a brandelli e il viso coperto di
cicatrici.
Da
quel giorno, dopo i rintocchi dell'Angelus, su quel ponte fu visto il
fantasma della donna aggirarsi, supplicando i viandanti ritardatari
di aver pietà di lei.
La
sventurata si mostrava piangente, con lo sguardo smarrito e il
pallore lunare sul volto.
La
sua voce era così leggera da confondersi con i fruscii della notte e
un ricordo sfuocato rimaneva di lei.
I
rovi crebbero attorno al ponte e si infittirono sempre più.
Fu
inutile tagliarli o sradicarli, perché infoltivano maggiormente e
avvolsero tutto il ponte, che fu denominato maledetto e più nessuno
costruì la sua casa nelle vicinanze.-
La
vecchietta concluse così e mi sorrise: aveva intuito che il
cittadino incredulo era persuaso della verità del suo racconto.
Racconto di Arduino