12 set 2012

zombie .... ESILIATO DAL CIMITERO













ESILIATO DAL CIMITERO

La signora Severina aveva sofferto molto durante la vita, ma si era conservata gioiosa come una ragazza: scherzava con me e il suo grosso corpo sussultava per le sue risate squillanti.
Però un giorno richiesi di raccontarmi una leggenda del paese, beffando l'ingenuità dei montanari; ella si offese e mi disse:
-I nostri vecchi vedevano veramente gli spiriti e non bisogna deridere la loro buona fede!-
La donnona si accomodò sullo sgabello e mi scrutò, poi mi narrò questa storia con espressione assorta: -Quando mio padre era giovane in paese, a Santa Brigida, c'era Michele, un eretico: non andava mai alla Santa Messa e alla dottrina; sparlava dei preti e dei Santi, si vantava delle sue bravate.
Insomma disprezzava la religione e i suoi santi simboli: bestemmiava furente tutte le volte che incontrava quel buonuomo
del parroco, che scuoteva il capo sconfortato e allungava il passo, fingendo di non udirlo.
Dal pulpito avvisava i fedeli del pericolo di aver in paese un miscredente di quella razza e invitava a pregare il Signore con più devozione.
Le punizioni del Cielo non si fecero attendere e colpirono l'intero paese: i raccolti vennero danneggiati, il bestiame si ammalò e la fame entrò in molte case.
Michele non si preoccupava della carestia, perché racimolava sempre qualcosa per vivere: era un esperto erborista e praticava la negromanzia a pagamento.
In alcune situazioni i montanari avevano bisogno della sua esperienza per gli ammalati, perché le prestazioni del farmacista erano troppo costose e poco efficaci.
La maggioranza della gente si accontentava di qualche intruglio contro il malocchio e le malattie, ma qualcuno perfido gli chiedeva anche fatture maligne.
In quegli anni in paese ci furono alcune morti misteriose: giovani nel pieno delle forze e bambini vivaci morirono improvvisamente.
L'eretico era un gran bevitore e trascorreva quasi tutta la giornata all'osteria.
Era circuita da una masnada di perditempo e li divertiva coi suoi sarcastici racconti: insinuava le più ingiuste calunnie nei confronti dei benefattori del paese e la sua volgarità non risparmiava le virtù delle donne per bene.
Durante una sbornia cadde agonizzante.
Il parroco fu avvisato prontamente e sperò di far ravvedere quell'anima nera: gli parlò con dolcezza e gli preannunciò la dannazione sicura se non si fosse pentito.
Michele in coma non rispose: fissava l'ostensorio quasi incantato.
Già la gente stava gridando al miracolo e si stava inginocchiando commossa, quando quel diavolo di eretico volle essere coerente sino alla fine alla sua personalità perversa: riprese colore e l'astio gli ridette la forza da spaventare il timido prete, che fuggì con gli oggetti sacri stretti fra le braccia.
Il moribondo maledisse l'intero paese e la sua onestà: stremato da quell'ultima sfuriata si spense con ghigno diabolico, rantolando e irrigidendosi nello sforzo dell'ultimo respiro.
Nonostante tutto, il parroco gli concesse un funerale cristiano e nella sua omelia parlò del perdono e disse: -Non giudicate!-
Il morto fu deposto nella terra consacrata.
Tutti protestarono per quel sacrilegio: un negromante non poteva essere sepolto accanto alle persone timorate di Dio.
Nella notte il suo cadavere fu visto camminare tra le tombe.
Pareva un misero demente: sbandava tra le lapidi, cercando un varco nel muro di cinta, o disperato allungava le braccia fuori dal cancello, invocando aiuto.
I primi testimoni non furono creduti, perché erano due ubriaconi, in seguito altre credibili persone videro l'eretico tentare di scavalcare il cancello; con una smorfia di dolore, egli lanciava angosciati lamenti.
Perché - spiegò Severina - i dannati sepolti in terra consacrata subiscono all'Inferno doppi tormenti e cercano di far traslare le loro salme fuori dal recinto sacro.
Il parroco benedì invano il cadavere, ma continuarono le fughe notturne del negromante.
Contro quel genere di peccatore un povero prete di montagna, nonostante le sue preghiere esorcistiche, era impotente.
Allora si chiuse a riflettere in canonica, camminando avanti e indietro, come un orso in gabbia, sfiduciato perché non sapeva riportare la tranquillità in paese.
Finalmente un vescovo esperto di esorcismi, abituato a tutti quegli orrori, giunse dalla città.
Affrontò risoluto il morto e gli si avvicinò a pochi metri: gli ordinò di rientrare nella fossa e di non disturbare i buoni cristiani.
Grazie a Dio, l'eretico si sottomise a quell'uomo della chiesa e da allora non si fece più sentire.
Il mattino dopo suonarono le campane a festa e tutti i compaesani
si riunirono alla Messa prima per ascoltare la predica di quel vescovo così severo e solenne.-
Quando ella ebbe terminato io fui rapito dalla sua ferma convinzione e rabbrividii: la mia incredulità era stata sconfitta.

racconto di Arduino Rossi