11 set 2012

racconto fantastico ...... L'AUTISTA









L'AUTISTA

Mi avevano licenziato tre volte nell'ultimo mese: dovevo assolutamente trovare un nuovo lavoro e tenermelo per un po'.
Ero un attacca lite: mi ero scontrato con i padroncini, con i miei colleghi e sempre per sciocchezze.
L'ultima volta ero quasi arrivato alle mani con il mio capo per una questione di tifo sportivo.
Ero fatto così: ero focoso, iroso, mi scaldavo per nulla e insultavo.
Quella volta non avevo proprio il pretesto di cedere alla mia rabbia: il padrone dell'agenzia era un ometto silenzioso, che parlava lo stretto necessario per farsi capire.
Le mie domande curiose, il mio modo chiassoso, le mie battute lo lasciavano indifferente: -Capo! Dove siamo qua?-
-Lo vedi! E' un'agenzia di pompe funebri!-
Era una domanda ovvia: -Quanto mi dà! Ci sono mance? Ho colleghi?...-
Dopo una trentina di richieste di informazione il tizio, con quell'aria da becchino nato, mi consigliò di fare gli affari mie.
La paga era quella sindacale e nient'altro, ero l'unico autista e dovevo portare le casse con i cari estinti alle loro dimore, in tutta la Nazione, con le trasferte pagate.
Non c'era da far festa, ma non potevo certamente rifiutare quell'ultima possibilità.
Iniziai il mestiere di autista dei cadaveri: mi vestivo in divisa nera ovviamente, salivo sul furgone e partivo per ore intere, talvolta per giorni, sino al paese d'origine, per soddisfare le ultime volontà di qualche poveraccio.
Trascorsero i mesi, gli anni e quella tetra incombenza mi aveva intristito: non parlavo con nessuno per chilometri e chilometri.
Nei bar o nei ristoranti tutti mi evitavano, qualcuno faceva gli scongiuri alla mia vista.
In passato suonavo il clacson o fischiavo quando incontravo qualche bella ragazza, ma non era il caso di farlo ora, nelle mie nuove vesti con quel triste carico alle spalle.
Non mi rimaneva che ascoltare la radio e senza accorgermi incominciai a parlare da solo, come se qualcuno mi potesse rispondere.
Scivolai. senza accorgermi, in dialoghi improbabili con la salma:
-Amico! Come va la vita? Parlo dell'altra vita.... Ti scottano i piedi?-
Erano discorsi irriverenti, talvolta volgari e scabrosi, spesso sarcastici.
Non so come, ma da quella volta il mio non fu un monologo: -Come
si sta nella cassa! Tutto avvolto nella seta?-
Udii alle mie spalle: -Bene, grazie!-
Rimasi allibito: frenai per non perdere il controllo del mezzo.
Finii sul bordo della strada e mi girai verso il feretro: -Chi ha parlato?-
Non ricevetti risposta: dedussi di aver confuso una voce della via con quella del morto.
Stavo per ripartire quando riudii: -Hai paura? Uno come te non dovrebbe aver timore dell'Aldilà!-
Mi girai lentamente, con il cuore in gola, pallido e sudato.
Chiesi: -Chi sei? Cosa vuoi?-
-Chi sono? Non sai leggere? E' scritto sulla bara! Cosa voglio? Nulla! Solo fare due chiacchiere!-
Temevo per me e la mia anima: -Dove sei ora?-
-Non ti riguarda questo, sono affari miei! Ti posso dire che potrei star meglio, ma potevo finire in fondo e star peggio per sempre!-
Mi sforzai di sorridere: -Ti è andata bene quindi?-
-Non mi posso lamentare!-
Da quel giorno i morti mi parlano e io finalmente ho qualcuno con cui scambiare quattro parole.
Vi assicuro che sono tutti spiritosi, simpatici, di buona compagnia.
Peccato che solo io li sento, ma venite da me qualche volta: ora
ho un'agenzia tutta mia.
Vi farò conoscere i miei amici.


racconto di Arduino Rossi