12 set 2012

racconto vero .... IL TORRENTE DELLA RAGAZZA









IL TORRENTE DELLA RAGAZZA

La ragazza saliva lungo la strada, poco più che una mulattiera, verso il colle Sfanino per andare a Cene.
Era una bella giornata di sole, di quelle di fine inverno: le prime primule sbucavano.
Lei non sentiva l'umidità della boscaglia che la circondava, camminava con buon passo.
Sua madre le aveva detto di stare attenta ai farabutti, agli sbandati dei boschi: in quel tempo c'era chi preferiva, a una vita di fatiche, stenti e lavoro, la più semplice esistenza del brigante, anche solo per brevi periodi, approfittando della macchia fitta e dell'omertà dei vicini.
Un gruppo di questi balordi, forse cinque, avevano già notato Gilda: ogni giorno saliva con passo sicuro da Albino sino a Cene, con il suo carico di povere cose, da portare al mercato.
Era una ragazza robusta, non molto alta, dai capelli castani, raccolti con una reticella sulla nuca.
I lineamenti erano un po' mascolini e il viso era quadrato con la mandibola larga.
Le mani erano spesse e callose, da contadina, gli occhi erano chiari e lo sguardo era deciso, sempre in avanti, di chi sa quello che vuole.
I cinque individui erano certi di avere la meglio sulla loro vittima e se la presero comoda: la videro passare e sogghignarono, poi la rincorsero e si posero accanto.
Le chiesero: -Dove vai, Bella?-
-Che vi importa! Lasciatemi in pace!-
Quelli non mollarono e la importunarono con sempre più spavalderia; Gilda intuì le loro intenzioni, ma non volle darsi persa: accelerò il passo sino a correre.
Loro la seguirono senza fatica, giocando come il gatto con il topo: -Non hai scampo! Non ti conviene farci arrabbiare, arrenditi! Sarà meglio per te!-
Lei aveva il fiatone: -Fossi matta! Andate all'inferno!-
Quelli persero la pazienza e da ironici divennero furiosi: ormai non celavano più le loro losche intenzioni.
Gilda cercò di salvare almeno la vita: lasciò cadere la borsa con la mercanzia, per guadagnare fiato e qualche metro.
Fu un vano espediente: alle sue spalle intravvedeva, con la coda dell'occhio, il luccicare di lame di coltelli.
Si rese conto di essere sul ponte che sovrastava un torrente quasi asciutto.
Senza pensarci due volte si pose sul muretto e urlò: -Lasciatemi in pace o mi butto!-
I mascalzoni si arrestarono, tentando di avvicinarsi per agguantarla, non sapevano cosa farne di una morta: -Calmati! Che idea ti sei fatta? Scherzavamo!-
Intanto i farabutti si stavano accostando con le braccia aperte, cercando di distrarla per bloccarla alle spalle.
Gilda era scaltra e poco prima che le fossero addosso, con un atto tanto repentino quanto disperato si buttò.
Quelli la videro precipitare nella scarpata e finire tra gli arbusti, poi terminare, immobile, tra le rocce del torrente.
Ritennero inutile scendere per recuperare la loro vittima, ormai considerata morta e se ne andarono.
Appena furono lontani, la ragazza si riprese e con sua grande sorpresa non trovò un solo graffio, un livido sul suo corpo: era stata benedetta dalla provvidenza, che ella aveva chiamato in suo soccorso prima di lanciarsi nel vuoto.
Si rialzò e tornò velocemente in paese.
A casa raccontò la vicenda ai parenti e ben presto la voce si sparse: dopo la Santa Messa domenicale fu costretto a raccontare la sua avventura decine di volte.
Lo stupore dei presenti fu presto "farcito" da dubbi: Gilda era una giovane orgogliosa e non poteva sopportare che qualcuno non credesse alla sua parola: -Andremo sul ponte e mi getterò ancora!-
Tutti tacquero tranne la solita malalingua: -Se sei stata benedetta da Dio una volta, significa che sei la sua prediletta e non mancherà di aiutarti nuovamente!-
Gilda non ebbe il coraggio di contraddire la maligna, che era stata pure blasfema, richiedendo l'impegno del Cielo per una sciocca dimostrazione.
Fu quasi sospinta dai curiosi, una vera folla e si ritrovò sul ponte con il suo maledetto orgoglio che la spronava, senza neppure avere chiaro in mente quello che stava facendo.
Riprovò il salto, ma questa volta non giunse la provvidenza in suo aiuto: non si rialzò più dai sassi coperti dal muschio del torrente secco, spandendo il suo sangue di ragazza cocciuta e onesta.

Racconto di Arduino Rossi