8 set 2012

storie di paura corte......IL VECCHIO CON I CANI ...racconto di Arduino Rossi










IL VECCHIO CON I CANI


Si afferma che il vecchio Mosè fosse un pazzo: abitava la cima di una montagna, circondata dai pascoli, dalle capre, da poche galline e dai suoi cani.
Non era un cacciatore, non lo era più, ma i suoi due bracchi fedeli gli tenevano compagnia, lo scaldavano d’inverno.
Lui parlava a questi due animali: gli confidava tutto sul suo passato e del perché fosse un essere solitario.
Non amava la gente, che lo evitava un po’ timorosa, un po’ indifferente.
Si faceva tutto da solo, non scendeva mai in paese: si arrangiava con quello che aveva in baita per i vestiti e il pane.
Riutilizzava ogni cosa anche dieci volte: era abile in tutte le faccende.
Si sa che i giovani spesso non rispettano le abitudini di chi li ha preceduti.
Mosè parve a loro un personaggio buffo, da deridere senza timore né rispetto.
Iniziarono in quattro delle spedizioni dal vecchio misantropo per divertirsi un po’.
Mosè li minacciò, gli insultò, ma ottenne ancora più testardaggine da parte di quei bulli.
Gli scherzi divennero dispetti, vendette: sporcarono l’acqua dell’abbeveratoio del bestiame, tagliarono alberi da frutta.
Ormai la situazione era degenerata e Mosè scese in paese con il suo fucile, un pezzo d’antiquariato: urlò, maledì, minacciò, sparò in aria.
Fu tutto vano: i compaesani non si intimorirono, ma si divertirono.
I bulli organizzarono una spedizione “punitiva”, ma non trovarono Mosè da sculacciare: se la presero con i cani.
Prima li stordirono con i bastoni, poi li gettarono da un burrone.
Al rientro Mosè li chiamò, li cercò sulle montagne, poi li scorse in fonde al precipizio, ormai morti.
Il suo urlo di dolore giunse sino alle prime case del borgo.
Mosè mutò questa volta da vecchio idiota in brutale vendicatore: scese armato di forcone, fucile a tracolla e torcia.
Voleva appiccare fuoco alle abitazioni dei suoi nemici, ma non riuscì: fu bloccato in tempo dai gendarmi e trasferito nel carcere del comune vicino.
Lì rimase otto giorni, poi lo lasciarono libero: tornò alla sua casupola e si lasciò morire.
In tanti ebbero rimorso, ma di Mosè non si sarebbe più parlato se qualcuno non avesse visto il suo spettro lungo il sentiero, che conduceva alla casupola.
Era Lui con i suoi cani, indifferente come una statua, ondeggiante all’aria come un’immagine nella nebbia.
Più testimoni parlarono di Mosè e delle ombre dei suoi cani, che abbaiavano con suono cupo ai passanti.
I bulli si sentirono tirati in causa e decisero di chiarire cosa stava avvenendo: salirono alla casupola, mangiarono e bevvero, dormirono nel giaciglio del vecchio e ubriachi, si apprestarono a tornare a casa, in piena notte.
All’inizio del sentiero udirono un tonfo inaspettato, si voltarono e lo videro: era Lui, alto e scarno, con gli occhi bianchi, le mani lunghe, i capelli al vento.
I quattro tentarono di fuggire, ma furono preceduti dai cani.
Non erano più dei vecchi bracchi assonnati accanto al camino, ma belve nerborute, irsute, con i denti e gli artigli pronti ad aggredire.
Mosè li guardò e non disse nulla: i quattro tremavano dal terrore.
L’alba sciolse la visione con i primi raggi.
I bulli corsero come forsennati e si chiusero nelle loro case: non dissero nulla, ma non si mostrarono in paese per giorni.
Uno si ammalò e poco dopo, per colpa di una febbre maligna spirò.
Uno fu rinchiuso in manicomio: rideva come un ebete e non parlava più.
I due superstiti andarono dal prete, che cercò di calmarli, assicurando che i fantasmi non esistono.
Purtroppo uno s’impiccò e l’ultimo cadde in modo incomprensibile da un ponte, affogando.
Il prete, sconvolto da tutto ciò, salì alla baita di Mosè e a sera lo incontrò.
Gli disse: -Perché hai fatto questo?-
-Io non ho fatto nulla!-
-Quattro ragazzi sono morti….Sei contento?-
-Io non sono responsabile delle loro morti: quei quattro furono le vittime dei rimorsi.-
Mosè tornò sui suoi passi, seguito dai cani.
La baita fu invasa dalle ortiche, il tetto crollò e la boscaglia invase i prati attorno.
A sera l’ombra di un vecchio canuto, alto e pallido, circondato dai cani, appare accanto a quello che un tempo fu il camino: è una visione quasi piacevole, che poi svanisce nel buio della notte.

Arduino Rossi