A parole sono tornati il partito dei lavoratori e non dei fancazzisti professionisti, come tutti noi vediamo.
Eppure un tempo si definivano il partito dei lavoratori, le lotte sociali partivano, così dicevano, dalle loro sedi.
Il fatto è tutto da discutere, ma sicuramente il potere trasforma e loro sono diventati una delle tante colonne del potere economico in Italia, quindi a servizio di faccendieri scaltri, ma fuori dalla storia.
Il mondo ormai è dominato da due forze di fatto cieche, il potere finanziario e quello tecnologico, realtà che non hanno più vertici veri, addirittura il dominio statunitense sta cedendo il passo a quello cinese.
Dietro a tutto c'è il profitto che non ha volti umani, ma solo fondi azionari, interessi economici e finanziari che si spostano rapidamente da un Paese a un altro, da un continente a un altro.
Non abbiamo personaggi feroci, biechi, che si sfregano le mani, come si immaginava un tempo, ma semplici risparmiatori, lavoratori che assicurano i loro guadagni, andando sino al grande riccone, noto, con i soldi in qualche paradiso fiscale.
Oggi difendere i lavoratori dovrebbe essere un obbligo morale, per imporre uno sviluppo sano all'Italia, che punisce chi si rifiuta di lavorare e premi chi fatica con impegno.
La sinistra si ricorda della classe lavoratrice solo ora, prima delle elezioni eppure è stata lei, negli ultimi 40 anni circa, che ha smantellato leggi e situazioni che proteggevano chi veramente si alza ogni mattina per guadagnarsi da vivere.
Il PD è il partito del ceto medio, di quello classico, pantofolaio, che considera disgustoso sporcarsi le mani nel lavorare, che indossa la giacca e la cravatta anche a luglio, che certi mestieri, anche se ben retribuiti, non li vogliono neppure immaginare, perché loro sono superiori, sono dei grandi pataccari e certe cose non sono per loro.
Ecco a voi i diritti dei pederasti, le lotte per gli islamisti liberi di moltiplicarsi e di sgozzare il prossimo, ecco a voi la confusione di programmi, anzi di proposte, di un partito che è tutto ed è il contrario di tutto, che lotta per difendere il presente, anzi il passato già defunto, di privilegi anacronistici, per i pochi amici degli amici che temono appunto il lavoro vero, quello pesante fisicamente, di sempre, oppure quello che si svolge dietro un computer, complesso e impegnativo, dove le smorfie di chi si reputa superiore, perché ha la camicia perfettamente stirata, non contano nulla.