Lo schifo
che si prova nel vedere e nel leggere certi commenti è immenso: la madre voleva
salvare il figlio, che deteneva 10 grammi di
sostanze contenenti cannabis.
La quantità
era tale da essere una via di mezzo tra lo spaccio e il consumo personale.
Ha
denunciato il ragazzo per mandarlo in comunità, quindi per salvarlo, ma i veri
assassini del ragazzo sono i sostenitori dell’uso della droga, in tutte le
forme che essi si presentino, non la mamma.
C’è poi un
giornalismo finanziato, non si sa bene da chi, in rete che accusa la povera
donna: loro fanno dell’apologia di reato, trasformano le vittime in carnefici.
In Italia
esistono delle leggi che non sono rispettate: abbiamo la censura per opinioni
oggettive e abbiamo bastardi che diffondono, propagandano la droga in rete,
sempre intoccabili, sicuramente sotto protezione politica.
Le forze dell’ordine li
avrebbero già stanati e rinchiusi se avessero le mani libere.
L’apologia di reato rientra nell’etica professionale del giornalismo?