Sto parlando della censura che Facebook, la multinazionale dei social, che misteriosamente domina ancora la rete, ci impone.
Nel mio caso ho subito una censura di un mese perché ho fatto osservare lo strano rapporto, nel luogo di residenza, delle corti di giustizia e dei diritti umani nei Paesi Bassi, in Olanda in genere e i paradisi fiscali delle multinazionali, dove pongono la sede molte nostre grandi società, che pagano le tasse, scontate, in Olanda e ricevono aiuti finanziari, diretti o indiretti, in Italia, con i nostri soldi.
Ero razzista? Offendevo la comunità degli utenti di Facebook?
No, svelavo una porcheria tutta europea, sulle nostre teste, ma certe cose non si possono dire, come denunciare il rapporto tra mafie ed emigrazione, lo sfruttamento della prostituzione e della pedofilia, con i minori immigrati.
Nessuno deve sapere, tutti vedono, ma nessuno deve parlare.
Il ridicolo sta nel moralismo che questa sinistra radicale, ormai ha preso le posizioni comiche ed assurde del vecchio Partito Radicale, vuole imporre a tutti, ma con i soldi dei veri evasori e dei grandi criminali della finanza mondiale.
Abbiamo l'obbligo di ospitare spacciatori e stupratori africani, ladri e prostitute, islamisti taglia gole e parassiti con il burqa.
Si parla di diritti umani, con toni ridicoli, da teatranti dilettanti, con tanto di smorfie e sceneggiate patetiche.
Ormai, tranne gli scemi del villaggio, sempre fedeli al potere costituito del momento, i voti dei progressisti arrivano dai puttanieri, dai pedofili, dai tossicodipendenti, che necessitano di spacciatori, oppure dai raccomandati in certe realtà pubbliche, che sperano di ottenere qualche decina di Euro di aumento se vincono i progressisti.
Così eccoli i ruffiani, i vermi striscianti che vigilano su ciò che scriviamo in rete, sono sempre quelli, i figli legittimi dei sorridenti schifosi esseri che dicevano e dicono tutto al capo ufficio, al signor prevosto, che servono per fare schedature, tutte illegali, ma da sempre fatte di nascosto per assumere in certe ditte, nel pubblico impiego.
Facebook e Google ci spiano e vendono i nostri dati per la pubblicità, per permetterci di schedarci, catalogarci e così il potere ci controlla.
Questi non erano i democratici?
Diciamo che sono gli eredi delle ruffiane, delle serve e delle lavandaie, delle vecchiette che ti spiavano dietro le persiane un tempo.
Allora a svolgere questo lavoro infame erano delle poverette e dei poveretti che si sentivano importanti, si vendicavano così per torti immaginari o veri.
Allora gli invidiosi trovavano la loro meschina soddisfazione sparlando del prossimo, oggi fanno le puttane di Facebook, che ti censura perché denunci il marcio evidente del nostro mondo ipocrita.