Le periferie ridotte nel regno della malavita le possiamo già trovare nelle megalopoli dei Paesi poveri, in Sudamerica e in Asia, ma anche in Africa.
Da loro l'urbanizzazione sta portando a concentrare la popolazione in luoghi infernali, con inquinamento e miseria, malattie varie che uccidono, ma il tutto spesso è fuori dalle statistiche ufficiali.
In quei luoghi a comandare sono le bande criminali, che impongono le loro regole, le loro leggi e qualche volta l'esercito entra per farsi sentire e vedere, ma poi fugge velocemente.
La causa prima di tutto questo sta in uno sviluppo, in questo caso sottosviluppo, che parte dall'ignoranza, dalla miseria morale, dalla prepotenza di bande che vanno da quelle criminali sino, in alcune realtà, all'Islamismo terroristico.
Tutto questo lo stiamo importando, per far crollare il costo del lavoro, in alcune situazioni lavorative di bassa specializzazione, favorendo il lavoro nero.
Abbiamo bisogno delle periferie degradate e infernali del Sud del Mondo?
Perché i buonisti le vogliono, pur restando ben protetti nelle loro case blindate?
Il costo del lavoro era una questione fondamentale nelle politiche dei governi della Prima Repubblica, dagli anni Settanta in poi.
Fu poi ripresa e favorita con discorsi sugli italiani sfaticati, che certi lavori non li volevano più fare, perché si sporcavano le mani, ma mai nessuno di costoro mandava i propri figli a svolgerli.
Questo riguardava solo gli altri, perché i loro bambinoni, tenuti al caldo in casa sino a quaranta anni e oltre, meritavano di meglio, secondo loro.
Sì, i buonisti accoglienti erano e sono snob piccolo borghesi, tutto apparenza, che si sentono tanto aperti e tanto buoni sulla pelle dei più deboli, socialmente deboli.
Aver importato la miseria del Sud del Mondo non ci ha reso più ricchi, ma solo una propaggine del Terzo Mondo, con le violenze al seguito e con i ghetti, che prima o poi, verranno chiusi, ben serrati, trasformandoli tutti in lager, per evitare, questa sarà la scusante, che esportino malattie infettive e criminalità.
La guerra la si vince esportando conoscenza e cultura, trasformando i poveri in lavoratori preparati.
Questo lo si può fare sia qua che là, ma la volontà per fare questo non la vedo.
I tecnici troverebbero lavoro in tutto il Mondo, verrebbero cercati a casa loro e verrebbero da noi in aereo, con permessi e documenti.
La prima battaglia da combattere, anche da noi, è questa, denunciare le assurdità, spesso criminali, dei buonisti, mandando i cari figlioli dei benpensanti in pantofole, che attendono il posto comodo, a far fatica nei campi o nei cantieri.
A quel punto tutto muterebbe e anche gli idioti capirebbero che non è dove nasci, ma quello che sai fare che conta.
Infatti quaranta anni fa c'erano persone, con un semplice diploma da perito, senza essere ingegnere, che andavano a lavorare, per alcune ditte nazionali, nei Paesi poveri, pagati con stipendi da favola.
Io mi ero interessato, ma poi fui costretto a rinunciare per questioni famigliari, comunque lavorando le 40 ore settimanali portavano a casa tre volte uno stipendio medio italiano, mentre con gli straordinari, arrivavano, senza troppo strafare, sino a 5 volte un nostro stipendio medio di allora.
Queste ditte avrebbero assunto pure della manodopera locale, ma trovavano solo manovali, mentre in Italia cercavano i tecnici.
Non so come vada oggi questo genere di lavoro, ma i tecnici vengono ricercati in tutto il mondo e sono sempre ben pagati.
Quindi la differenza tra lavoratori ricchi e poveri resta sempre questa, avere una professionalità da spendere sul mercato del lavoro.
Tutto il resto sono solo idiozie sparate.
Uno può essere nero, biondo o con i capelli rossi, nato a Londra oppure in qualche periferia miserabile, ma se sa svolgere bene il suo mestiere sarà pagato bene, se non sa fare nulla resterà a casa di papà e mammina sino a 50 anni, sempre in pantofole, in attesa del lavoro decoroso a lui...... indicato, predestinato.