In un Paese dove certe professioni sono ereditate, avvocato e notaio, con studio di famiglia, dove i concorsi, per certe persone, sono solo formalità e vincono sempre loro, da generazioni, l'antirazzismo diventa una priorità.
Sì vede che abbiamo i geni, le caratteristiche genetiche ereditarie, tipiche per magistrati e primari medici, per esempio.
Il popolo dei raccomandati, la casta, che domina questo misero Paese con tracotanza, spesso ignoranza e stupidità, ora parla di razzismo, fatto sconosciuto da noi, scordandosi dei privilegi storici, medioevali, che li caratterizzano.
Da noi non ci sono mai stai schiavi neri, ma braccianti senza terra da sfruttare, operai da disprezzare, lacchè da maltrattare e privilegi ereditati, presentati come meriti indiscutibili, anche se tutto è palesemente truccato e malamente celato da atteggiamenti ridicoli e incapacità evidenti.
Perché il popolo dei raccomandati odia, a parole, il razzismo?
Perché odia il popolo minuto, quello che lavora e fatica, che manda i figli all'università e cerca onestamente di dare un futuro migliore ai suoi ragazzi.
Diciamo che i nostri anti razzisti del sabato sera odiano il merito e il lavoro, cercano quindi alleati naturali tra gli spacciatori e gli islamisti delle periferie, perché il loro potere sta scricchiolando, proprio per colpa e merito della globalizzazione.
Oggi un ingegnere, se non trova lavoro decente in Italia, va all'estero e si fa pagare il triplo.
Se uno non trova spazi nella sua città di provincia, chiusa ed ottusa, con internet, scova tutti i contatti che desidera, senza inchinarsi ai potentati locali, che perdono il treno della storia.
Così questo popolo di minchioni, sempre più mediocri e sempre più poveri, perché solo chi sa gestire i suoi soldi li conserva e li accresce, cerca nell'eversione sociale dei migranti, possibilmente islamisti, un appoggio per fermare la storia, io dico per fermare il moto della terra nell'universo.