Mi spiego meglio, pochi sanno che i social e pure Google, campano molto bene con la vendita dei nostri dati.
Chi siamo, cosa facciamo, che gusti abbiamo, che idee ci girano nella testa servono tantissimo a chi ci offre la pubblicità e i servizi, ma anche chi cerca lavoratori.
In pratica un ragazzo che esalta l'uso della droga, si copre di tatuaggi, con i rischi per la salute che comporta questo, con discorsi da ribelle, da baby-gang, non sarà un buon impiegato, un bravo commesso, ma neppure un operaio serio, secondo i parametri vincenti nel mondo del lavoro.
Quindi verrà lasciato disoccupato, poi se è pure islamista o islamico tradizionalista, certi lavori non li vedrà neppure a distanza, anche se difficilmente potrebbe svolgerli, per i relativi limiti culturali.
In pratica Facebook parla di istigazione all'odio, ma è la prima fonte di informazioni che discriminato i diversi, compreso i pederasti, i violenti e i gruppi sociali emarginati, io dico i potenziali perdenti, perché non adatti alla disciplina del mondo del lavoro.
Questo fatto, quello di raccogliere informazioni sulle persone, per selezionare i potenziali lavoratori, passava un tempo attraverso le voci sparse dalle comare dei borghi e dei villaggi.
Oggi questo compito lo svolgono i social, infatti è così importante scrivere e diffondere il proprio pensiero, per loro, che ti invitano a farlo, gratuitamente.
Si paga tutti dopo, quindi se avete un profilo un po' originale, chiamiamolo così, o i vostri figli e nipoti si presentano come teste di raper, dite a loro di mutare i profili o cancellarli, perché tutto ciò che dicono, scrivono potrà essere usato contro di loro, specialmente se cercano un buon lavoro.
Poi schedare le persone e discriminarle è un reato penale, ma lo si è fatto da decenni, fregandosene della legge, magari usando pure certi apparati pubblici.
Se lo svolgono queste multinazionali poi tutto resta legale, basta dire sì, sono d'accordo al trattamento dei miei dati e così siamo tutti imbrogliati.