Uso il linguaggio degli anni Settanta del secolo scorso, che considerava tutto fascista ciò che riguardava lo sfruttamento della manodopera.
Non mi interessa arrivare a verità storiche o altro, nella politica del passato, ma capire le contraddizioni della sinistra, anzi le ipocrisie di questa sinistra demente.
Colpire i salari dei lavoratori più deboli socialmente è da fascisti, ripeto il concetto in uso un tempo.
Quindi se faccio giungere un po' di immigrati che fanno crollare i guadagni di gente da sempre sfruttata sono un fascista che canta "Bella Ciao", amico dei caporali di stampo mafioso, contro il progresso tecnico, che imporrebbe macchine agricole e non braccianti da sfruttare il più possibile.
Sì, sarei un retrogrado classista, perché tutto questo lo farei per mantenere i miei privilegi da piccolo Borghese, più fumo che arrosto, che non si sporcherebbe mai le mani come bracciante, manovale o spazzino.
Quelli sono lavori per altri, per esseri inferiori, così di fatto affermano.
L'Italia è un Paese classista, che premia non il merito, ma L'appartenenza famigliare, sociale, partitica, così oggi costoro sono favorevoli ai braccianti che raccolgono i pomodori a mano, domani saranno favorevoli alla repressione violenta contro i figli degli attuali braccianti, come in Francia oggi.
Il buonismo accogliente è solo una brutta farsa recitata male, che ci prepara l'inferno in terra.