28 apr 2023

Il 25 aprile, la tristezza e il degrado.

Non entro nella questione fascismo e antifascismo, la lascio agli storici, che studiano un'Italia di 100 anni fa.
Per caso, il 25 aprile scorso, sono rimasto bloccato dalla manifestazione, me ne
stavo andando fuori città, in montagna, quando la folla dei festeggianti mi costrinse ad attendere più di mezz'ora.
Ero già a mezzo corteo ed ho visto il popolo dei sindacalisti, facce a me note, quello degli ultimi manifestanti con le bandierine del PD, che mi hanno dato una brutta sensazione di poverini con qualche problema.
I musi dei militanti li conoscevo, erano quelli dei vincitori di concorso, sempre vincitori a tutti i costi, erano quelli che ti rendono la vita difficile nei posti pubblici, sia come onesto dipendente che come utente.
È il popolo che morirebbe di fame senza la militanza premiata dai partiti progressisti, che se ne frega delle contraddizioni palesi delle loro affermazioni, sono passati dal PCI di Berlinguer alla miliardaria dal sesso ambiguo.
Infine c'erano quelli dei centri sociali, che di solito vedi alla stazione, ma non per prendere il treno.
Non erano solo ragazzi cresciuti in attesa di maturare, ma c'erano anche diversi con i capelli già brizzolati, che campano sulle spalle dei genitori da anni in pensione.
Non ho fatto test sull'uso di sostanze per tossicodipendenti, ma le loro facce, i loro musi, bastavano a capire tanto, troppo.
Infine, tra i nuovi partigiani, c'erano immigrati che parevano spacciatori che controllavano i loro clienti.
È questa la nuova resistenza?
Siamo ormai alla frutta.
Le prossime manifestazioni per il 25 aprile, negli anni futuri, li faranno i senza fissa dimora?