Non è solo la Cina, la Turchia o la Corea del Nord che censurano la rete, non parlo le legittime azioni repressive sugli istigatori a commettere reati, o chi istiga a drogarsi: parlo della libertà di opinione, che in Italia, in particolare, non esiste.
Siamo in un vero sistema giuridico, chiaramente anti costituzionale, che viola il diritto ad esprimere un parere, infatti chiunque può sentirsi offeso, se parli di questo o quello.
Il fattore soggettivo, di liberissima interpretazione, delle offese e della sensibilità personale o di gruppo superano la logica, la razionalità.
Infatti in mafioso, un terrorista stragista, un pedofilo, un corrotto, un criminale ti può querelare per diffamazione, perché hai usato i termini da dizionario, che la lingua italiana impone.
In pratica in Italia è vietato definire con i termini corretti le cose e le persone.
Siamo un popolo che non vede, non sente e non parla.