3 nov 2020

Terrorismo e crisi finanziaria in Turchia hanno qualcosa in comune?

Nell'era della globalizzazione si può benissimo fare la guerra senza armi, basta un computer connesso alla rete e chi possiede le doti mentali, più una grande liquidità in denaro, può mettere in ginocchio interi Paesi.
Come vi chiederete?
Si chiama speculazione finanziaria e in particolare viene portata avanti contro la moneta del.... nemico.
La tecnica è classica, nemmeno troppo difficile, si basa sul gioco a ribasso di una moneta sui mercati finanziari, vendendo allo scoperto, tutto assieme, in momenti di minore intensità e di calma, una data moneta, provocandone il crollo, gestendola e guadagnando pure anche tanto, in pratica rischiando poco o nulla.
Da tempo la Lira turca è sotto pressione degli speculatori e visto che si è resa nemica i popoli che più di altri si muovono in questo settore, più il mondo occidentale in sé stesso, è certo che qualcuno si sta divertendo, colpendo Erdogan e il suo regime, portando ai turchi inflazione e recessione, perché la Lira turca vale troppo poco ed è sempre più difficile per loro comprare materie prime, compreso il petrolio, macchinari e strumenti tecnologici.
Che ha a che vedere tutto questo con il terrorismo?
Da anni il regime turco è accusato di complicità con l'Isis e come arma impropria usa le moschee, finanziate dai turchi in Occidente, utilizzate come strumento di pressione.
Il..... povero Erdogan non sa che gli speculatori non si fanno intimorire dai tagliagole, anzi, trovano in tutta questa violenza argomenti per depredare l'economia turca.
Quindi, più il nuovo sultano rischierà di decadere e crepare in prigione o impiccato come i suoi predecessori, tiranni islamisti, più attaccherà, o finanzierà i terroristi islamici, che ci colpiranno e più armeni, ebrei o anche ricchi speculatori atei, laici o semplicemente nemici del fanatismo teocratico, faranno i soldi sui fatalisti islamici.