I commenti dei pennivendoli sono tutti sui risultati delle elezioni, ma loro si sono scordati del numero di elettori presenti alle urne, circa il 50% scarsi.
Se si fanno i confronti con le elezioni degli anni Settanta, per esempio, quando si superava un'affluenza del 90%, ovvero a livello bulgaro, si capisce che molti non credono più nel voto.
In pratica abbiamo perso il 40% e più degli elettori, ovvero quasi la metà degli aventi diritto al voto non si sentono rappresentanti da questi partiti, che non sono come negli Stati Uniti, due e poco differenti, noi abbiamo ancora le falce e i martelli e anche i saluti romani, malamente celati.
Gli elettori hanno solo l'imbarazzo della scelta, ma il troppo parlare, le troppe promesse non realizzate, la paura per il futuro, della criminalità e del terrorismo non trovano risposte.
Oggi ha vinto la partitocrazia, ovvero il popolo che vende il voto e non ha idee, né speranza, non suda e non lotta, ma sta con chi dà a loro da mangiare..... gratis.
Il voto di scambio è tipico in Italia, le indagini hanno dimostrato l'esistenza di concorsi truccati, di falsi invalidi, di ladri di reddito di cittadinanza, tutti protetti politicamente.
Poi queste inchieste si fermano solo ai fruitori immediati dei vantaggi e mai giungono ai politici, sempre intoccabili.
Così questi....... avvantaggiati votano sempre progressista, sono fedelissimi con tessera, sono i tonti che morrebbero di fame se non ci fossero i partiti che li sfamano, come i barboni alle mense della Caritas.
Così in troppi non credono nelle elezioni e si rischia, anzi il rischio è già realtà, che sempre più italiani non si fidino della democrazia rappresentativa, vedendola solo una grande farsa.
A questo punto, se questo fenomeno proseguirà, se i giochi delle cortigiane di palazzo rimanessero sempre quelli, nascerebbe un nuovo partito, quello del non voto, di coloro che appoggerebbero moralmente e realmente qualsiasi avventuriero, o forza politica autoritaria, che riporti....... ordine in Italia, dando il colpo mortale a questa democrazia, che è sempre più formale e meno reale.