4 lug 2018

Pensioni e i buffoni che ci impongono il lavoro da vecchi - ARDUINO ROSSI

Ciò che conta nel lavoro e che renda, che generi ricchezza, quindi non importa quanto si lavora, ma come, per il fine di generare sviluppo e un profitto, alto il più possibile: le nuove tecnologie riducono infatti il numero dei lavoratori e anche le ore da lavorare, ma in cambio danno rese notevoli.
Il problema quindi non sta sino a quando si starà al lavoro, ma che si produca molto, con le nuove tecnologie, sempre più per specializzati, per super tecnici, per gente colta, capace e intelligente.
Tanti manovali sono un peso, quindi non abbiamo bisogno di costoro, questi immigrati: ne abbiamo già abbastanza e poi il problema vero, per le pensioni future, sta nell’agganciare i contributi pubblici con gli investimenti redditizi di questa epoca super tecnologica.
Boeri, presidente dell’Inps, temo che si sia fermato agli anni Trenta, quando c’era …Lui, che creò il sistema delle pensioni pubbliche in Italia: allora il Paese era diverso, con tanti braccianti agricoli, tanti operai senza specializzazione e la produzione era tutta basata sulla manodopera a basso costo.
Il sistema pensionistico, con tanti contribuenti, pochi pensionati e tanti lavoratori oggi non deve più esistere, le nuove tecnologie lo hanno mandato in pensione.
Si vede che questi vecchi dirigenti della cosa pubblica non hanno ancora capito in quale epoca vivono, ma non rinunciano al loro posto di comando, raccontando, appunto, idiozie, rimandando quelle riforme vere, che permettano al sistema pensionistico nazionale di evolvere, da struttura che si basa sulla solidarietà….obbligatoria tra le generazioni, a un modo per risparmiare risorse e reinvestirle nello sviluppo, nel rinnovo tecnologico, con una sua redditività sicura.