Il salario minimo per i lavoratori è un primo passo, un attacco a certi imprenditori con idee ferme all’Ottocento, ovvero sfruttano la manovalanza con salari sempre più bassi.
La guerra al lavoro nero invece deve essere fatta senza remore, magari consentendo a tutti di lavorare, anche a pensionati, per magari svolgere lavoretti saltuari, instabili.
La guerra a chi sfrutta costoro invece non la si vuole fare, perché non si è vista, in Europa e non solo in Italia, un’inchiesta che colpisca dagli scafisti a chi li paga per portare da noi nuovi schiavi.
Si vede che dietro ci sono personaggi potenti, i famosi intoccabili, che entrano nelle logiche economiche, con il taglio del costo del lavoro, sfruttando la miseria dei migranti: costoro, oltre a essere al di sopra di ogni sospetto, pagano partiti, giornali, con i relativi giornalisti, per diffondere le loro tesi assurde: ricordo le dichiarazioni razziste contro i lavoratori italiani, che certi lavori non li fanno più, ma scordandosi che abbiamo un popolo di disperati che non ha neppure una casa, che farebbe qualsiasi cosa per avere un salario decente.
L’altra affermazione, criminale e demenziale, sta nella dichiarazione che gli immigrati sono una risorsa, infatti lo sono per i negrieri vari, ma per i cittadini comuni e onesti si trovano i soldi tolti, attraverso le tasse, per tutti i campi per l’accoglienza, ma anche per i carcerati extracomunitari, per gli avvocati d’Ufficio, che vivono grazie ai soldi spesi dallo Stato, per difendere costoro, specialmente i criminali, gli spacciatori e gli stupratori.
Poi abbiamo servizi che loro, per i loro redditi bassissimi, non pagano o lo fanno in modo marginale, che alla fine ricadono sugli italiani: parlo dei costi del Servizio Sanitario Nazionale, dei soldi dei vari aiuti pubblici, dalle case popolari ai finanziamenti per i figli nati.
Sì, costoro costano a noi e arricchiscono i soliti porci padroni, detta anche razza bastarda, per questo i pennivendoli, noti per le loro idee a pagamento, sono sempre …umanitari e accoglienti.