12 giu 2019

Papa Francesco e il monopolio delle coscienze – ARDUINO ROSSI

La coscienza è mia e la gestisco io: sarò io che risponderò a Dio, per ciò che faccio e non il sommo papocchio o qualche prete, onesto o ambiguo che sia, loro risponderanno per se stessi.

Io devo aiutare tutti, al primo posto gli ultimi, ma lo devo fare dando a loro occasioni di lavoro, di studio e non devo trasformarli in parassiti, magari da utilizzare politicamente contro gli avversari politici.

Io ritengo che ciò che guadagno serva per mantenermi, nella sobrietà, con la mia famiglia, poi il resto lo utilizzo per gli ultimi, anche per la ricerca contro malattie orrende, come il cancro e la protezione dell'ambiente.

Io so che tutto ciò che ho in più per campare non è mio, ma devo gestirlo per il prossimo, bene, alla meglio possibile.

Poi so anche che l'immigrazione, in questa epoca, genera miseria da noi e favorisce l'accumulo di ricchezze da parte dei più ricchi, che pagano di meno i lavoratori di bassa professionalità.

Io credo che la cultura popolare nostrana, nazionale e italiana, deve essere difesa, pure la nostra gente deve essere aiutata, quando non trova lavori decenti e non riesce a fare figli, perché non ha salari adeguati per mantenerli.

Quindi le frasette papali, spesso ridicole e assurde, irrazionali e contraddittorie non toccano la mia coscienza, che teme solo il giudizio di Dio.