Un tempo i genitori insegnavano ai figli ad essere pronti alla vita, che sarebbe stata faticosa e zeppa di difficoltà.
La fatica, allora, era anche fisica, ma spesso umana e psicologica.
Oggi i figli unici crescono con il diritto innato alla non fatica, tutti i lavori duri sono evitati.
Questo fatto va quasi bene se si parla di certi mestieri, oggi minoritari.
Invece non esiste il concetto di fatica neppure in certi studi, snobbati perché il ragazzone vuole altro.
Il sogno di fare i soldi cantando, senza neppure studiare la musica, era nato alla metà degli anni sessanta e non è mai finito.
Purtroppo tra costoro , al tempo con la chitarra in mano, molti sono finiti male in questi decenni, altri invece, giustamente, hanno appeso la chitarra al chiodo.
Così vedi troppi ragazzi e ragazze, per strada, confusi e in branco, qualche gruppo se la prende con i treni, altri si prendono a pugni con altri loro coetanei rivali.
So bene che in tutte le epoche i ragazzoni ribelli e spacconi ci sono sempre stati, ma quelli di oggi mi sembrano i più confusi.
Non hanno idee, ideali, voglia di fare, poi è vero che se uno di loro studia con impegno se ne deve andare all'estero per ottenere qualche risultato.
Il sistema Italia pare disinteressato verso le nuove generazioni, le coccola, le tiene ferme negli angoli, promette qualche...... soldino, ma lavoro vero no, parlo quello che si ottiene dopo gli studi impegnativi.
Eppure questi ragazzi non protestano, sono la prima generazione che tace e che subisce le ingiustizie palesi.
Alla peggio borbottano e restano a casa da papà e mammina sino ai quarant'anni e oltre.