Il
lavoro che non c’è e la disoccupazione dilagante stanno umiliando
i giovani di oggi, i quasi pensionati e le donne.
La
rivoluzione del lavoro in Italia la devono fare gli imprenditori, con
una cultura ben precisa: quella della ricerca scientifica, delle
nuove tecnologie applicate al mercato, di una classe lavoratrice
preparata, addestrata, con una base culturale che li renda flessibili
e non fissi come posto, fattore da scordare, incapaci di mutare ed
evolversi.
Il
lavoro c’è, basterebbe fare un corso da artigiano per diventare
panettiere, falegname, fabbro, elettricista …..
Oppure
studiare sino all’università, laurearsi in una materia
scientifica, in ingegneria.
Qualcosa
si trova, basta adattarsi e specializzarsi, veramente, anche
diventando lavoratore autonomo, scordandosi la “nobiltà” di
certe professioni e ricordandosi che non c’è disonore nel lavoro,
ma lo si trova solo nel non lavoro, nella disperazione dei
disoccupati che non si adattano.