19 ago 2012

Crisi economica. la decadenza dell'industria italiana


Si parla sempre della decadenza del nostro apparato produttivo, della nostra industria, insidiata dalle economie emergenti.
Si dà colpa al cambio Lira Euro, stabilito a un valore troppo alto, sfavorevole, a 1936,27 lire per Euro.
Sicuramente questa scelta non ha favorito l'industria italiana, abituata a vendere a basso prezzo, sui mercati internazionali: si è giustificato questa situazione con il bisogno di far sviluppare le produzioni più evolute e complesse.
Se fosse vero la crisi, la scarsa produzione di ricchezza del Paese,
dovrebbe durare pochi anni, poi ci sarà uno sviluppo forte e sicuro, con un avvenire economico splendido.
Invece si sente, dalle solite Cassandre, che questo è solo l'inizio della fine, del declassamento inesorabile dell'Italia, dell'Europa.
Invece questa è un'occasione per rimodernare e rimettere a nuovo il sistema Italia: buttare nella spazzatura della storia il vecchio è una
necessità.
Cosa è così vecchio nel Bel Paese che ci ostacola?
Da noi non conta ciò che sai fare, ma chi sei, a quale gruppo sociale, sindacale, famigliare appartieni.
Non è tutto così, per fortuna, ma certe realtà rimangono chiuse alla meritocrazia, quella vera, l'unica che conta nel nostro mondo reale, crudele, feroce, quella che il mercato impone.
Non è una questione di preferenze ideologiche, vana sino ad oggi è stata la lotta contro questa legge brutale: forse si possono limitare i danni, ma il mercato e la sua selezione si impongono sempre.
Io appartengo a quella generazione che ha sognato per anni di eliminarlo, ma è stato tutto vano.
L'intelligenza consiglia allora che la selezione per il valore, per le capacità valgano per tutti: basta con le nicchie protette.