Secondo l'UNICEF, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'infanzia, sono più di duecento milioni i bambini che subiscono violenze sessuali, fisiche, maltrattamenti pesanti, mutilazioni.
Questa folla, grande come un continente, di bambini e ragazzini che patiscono i soprusi degli adulti, in quel area senza speranza, nel fondo delle baraccopoli, dove in tanti considerano esseri senza diritti i figli di nessuno.
Nascere senza famiglia, per questa fetta di umanità, è una condanna a morte, dopo una breve esistenza di dolore: tutti questi piccoli schiavi, perché di questo si tratta, sono arruolati in eserciti e bande criminali.
Sono costretti alla prostituzione, devono fare lavori terribili, malsani, per pochi centesimi.
Una fetta dell'Umanità, la più giovane, soffre le prepotenze di adulti che non sono peggiori degli altri esseri umani, ma sono solo più cinici, senza risorse e capaci unicamente di sfruttare i più deboli: sotto di loro c'è questa infanzia abbandonata da usare e abusare.
Non credo che risposte ideologiche, sociologiche, psicologiche possano spiegare tanta violenza, tanta crudeltà: forse la religione può fare un po' di luce in questi inferni in terra.
Il perché di tanto male non si può capire facilmente ed è il grande dilemma che sconvolge: il dolore che nasce dalla stupidità, dalla crudeltà demenziale, spesso con pochi o scarsi vantaggi economici, lascia perplessi.