"Il vecchio avanza", si può affermare quando si parla di certi atteggiamenti diffusi tra la gente: si parla delle pensioni e si vuol far lavorare la gente sino ai 67 o 68 anni.
Sino a pochi anni fa, in qualche caso capita ancora, si praticavano i prepensionamenti, per ringiovanire il mondo del lavoro.
Oggi si parla del problema dell'invecchiamento della popolazione, ma non si fa nulla, o quasi per aiutare le famiglie.
E' per colpa di un dato e specifico atteggiamento culturale ed ideologico?
Conta anche questo, ma soprattutto c'è l'incapacità di capire e valutare l'era che viviamo.
Mi ricordo una sentenza della Corte dei Conti di qualche anno fa, che sosteneva l'inutilità del costo del telelavoro nel pubblico impiego: questo telelavoro non decolla neppure nel privato eppure è un'occasione di risparmio e di efficienza organizzativa che va persa.
I documenti dovrebbero non essere più cartacei, ma solo, con le dovute attenzioni, elettronici: un mondo efficiente e razionale contro burosauri, sprechi e poteri talvolta di origine medioevale.
Quando avevo vent'anni ero convinto che certe assurdità sarebbero finite naturalmente, ma devo notare che gente più giovane di me, spesso dei veri
ragazzi, ripropongono discorsi e valori che già mio nonno considerava vetusti.
Di cosa parlo?
Della incapacità di una classe politica, economica, sociale di modificare le proprie abitudini, di uscire dai pregiudizi sociali ed economici: non sanno valutare le persone per quello che sanno fare, ma per ciò che appare.
Forse per questo motivo che in molti temono Internet e la sua forza travolgente.
Il vecchio con le sue ottusità sarà spazzato via dal nuovo strumento?
Si spera, ma non sono più un sognatore e so che gli scarafaggi possono resistere bene anche alle radiazioni di un'esplosione atomica.