Lo sport nazionale ha subito uno scandalo nuovo, ma preannunciato dal senso comune dei tifosi che negli stadi, dietro la televisione, percepivano che qualcosa non andava.
Il calcio ha avuto la sfortuna di incappare in altri fatti di corruzione, di vicende non pulite:sono eventi ciclici, che colpiscono questa realtà, quasi costantemente, ogni dieci anni. Pare che il marcio cresca e si diffonda, degeneri, al punto di apparire alla luce del sole.
Il sentimento di sfiducia è grande, ma ancora di più c'è il malaugurato dubbio che tutto sia sporco. Eppure se questi fatti avvengono deve esserci una spiegazione.
Qualcosa deve esserci tra tutti noi se degli scaltri individui si arricchiscono, vendono la loro dignità e trasformano un leale gioco in un grande imbroglio: forse è colpa dell'idea dominante oggi, che chi vince conta e chi perde è una nullità.
Ciò che vale è il denaro guadagnato facilmente e ben messo in vista, come tanti bovari arricchiti, mentre chi suda e fa fatica vale niente. Sino a quando tutti gli altri valori rimarranno secondari a queste ambizioni, non stupiamoci se qualcuno imbrogli le carte, per trionfare a tutti i costi, per arricchirsi a spesa della buona fede nazionale.
I tifosi si scaldano, si disperano, urlano, gioiscono maledicono ed esaltano questo o quel calciatore: ora si considereranno traditi. Mi auguro che pretendano giustizia, senza parteggiare per le loro squadre: sarebbe bello fare chiarezza e pulizia. Il tifo sportivo qui non conta nulla, ma è importante avere buon senso: i responsabili devono tutti pagare senza preferenze.