Il lavoro nero è la vergogna di questo Paese: lavoratori che non hanno diritti, ma che sono trattati come servi, schiavi, spesso da loschi individui, nell'edilizia, nell'agricoltura in particolare, rappresentano il ritorno a un passato che si credeva sepolto da tempo.
Diverse situazioni economiche favoriscono queste condizioni: tra le cause abbiamo la mancanza di investimenti da parte di imprenditori che non comprendono l’importanza del rinnovamento tecnologico, l’offerta di manodopera a bassa specializzazione e a basso costo.
La facilità con cui dall’estero possono giungere tanti diseredati in cerca di migliori condizioni di vita è sicuramente sospetta: è impossibile che questo avvenga senza, quanto meno, la noncuranza, se non la complicità delle autorità.
Sto solo chiedendo dovuti chiarimenti alla classe politica nazionale, che certamente “specula” in vario modo su questa massa di disperati: ne vede una risorsa economica e un deposito di potenziali voti, o un argomento per atteggiamenti xenofobi e pure razzisti.
Tutto questo avviene sulla loro e nostra pelle: ci si prospetta un futuro nero, forse anche politicamente, con drammi terrificanti dal punto di vista umano.
Comunque non si può scaricare unicamente ai politici, agli imprenditori, ai sindacalisti tutte le responsabilità: dobbiamo pretendere subito parità di diritti e di doveri per tutti.
La legge deve essere uguale per tutti, soprattutto per le condizioni lavorative, altrimenti la situazione degenererà e la pagheremo noi e i nostri figli.