5 ago 2012

Lavoro, ricerca e raccomandazioni, amici e .... favoristimi


"Mi manda Picone", titolava un film d’alcuni anni fa: non mi interessa parlare di un vecchia e interessante pellicola, ma della raccomandazione, che apre molte porte.
Da Sud a Nord, mi dispiace "tradire" il Nord dei Leghisti, la "spintarella" è sicuramente un vizio italico, senza differenza tra regione e regione, provenienza territoriale o pronuncia dialettale.
Una statistica del sindacato CISL sostiene che il 66,4% degli assunzioni avviene grazie a conoscenze e "raccomandazioni": è vero che tratta di una provincia del Nord Italia, con una realtà produttiva di piccola e media industria, artigianato, commercio, comunque il dato è significativo e rappresentativo.
E' incredibile che, nel 3° Millennio, si debba ancora cercare lavoro solo, o quasi, per la spinta dell'amico, del fratello che conosce il tizio, o per il prete della vicina parrocchia.
Il lavoro dovrebbe essere un diritto (anche un dovere ovviamente) e non qualcosa da ottenere per mezzo dei "buoni rapporti".
Il diritto di un posto dove ti valutano per quello che sai fare, per la tua voglia, per il tuo impegno e nient'altro, viene spesso misconosciuto.
Sogno? Spero troppo?
Chi guadagnerebbe da una situazione simile?
I datori di lavoro, che liberi da tutti i pregiudizi, avrebbero a che fare con persone volonterose, appassionate, non solo sudditi da sfruttare; avrebbero molti vantaggi, anche economici.
Le lettere di raccomandazione lasciamole ai "servi": gli uomini liberi invece danno di più se sono trattati lealmente, da pari a pari, senza vincoli, ma riconosciuti per ciò che fanno.