La
croce è sempre un simbolo di follia per le genti. La
scristianizzazione pare una conseguenza naturale ed ovvia dello
sviluppo sociale ed economico della nostra società.
Dopo
la fine del mondo contadino, con la sua civiltà antica tremila anni,
dopo la denatalità di un Paese con sin troppi marmocchi aveva nel
passato, ora è giusto che tocchi al messaggio di Cristo.
Questo
sviluppo e progresso non può trovare ostacoli.
Come
facevano i rivoluzionari francesi più esaltati, più di due secoli
fa e i rivoluzionari sovietici, quasi cento anni fa, ancora si
"assaltano" i "covi" oscurantisti della
"superstizione" religiosa.
I
pareri dei vescovi e del Papa, per molti sono esponenti del passato,
sono spesso censurati, senza ricordarsi che la democrazia dovrebbe
permettere a tutti di parlare.
Questa
società considera perdenti ci vive semplicemente, con valori umili
come il lavoro onesto, come l'impegno in famiglia per i figli, con
l'attenzione particolare verso una crescita umana dei più giovani.
La
croce di Cristo sta tornando segno di stoltezza per molti: una follia
senza senso.
E'
preferibile sperare di appartenere a quelle categorie di gente
agitata e "fortunata", che ha conquistato il successo e il
denaro.
L'umiltà
è una virtù rara, quasi sconosciuta, di difficile comprensione:
l'importante è apparire, convincere e auto convincersi di essere
uomini felici.