Riforma del pubblico impiego, ovvero un riassesto: utilizzo un termine del linguaggio della nuova burocrazia.
Punto chiave di questo sviluppo futuro è il dirigente manager, un individuo ben pagato che pretenderà di far funzionare i vari apparati dello Stato.
In particolare sarà nelle agenzie che la funzione del super dirigente (megagalattico come diceva Fantozzi?) dovrà mutare i destini di noi, cittadini e dei Pubblici Dipendenti.
Come un tempo si è passati dalla carota degli aumenti salariali al bastone della meritocrazia: concetto nobile e bello, ma non realizzabile nel lavoro pubblico.
Non si capisce come questo possa avvenire, dove il lavoro non è distribuito secondo la logica dei carichi individuali, dove regna il mobbing, accanto agli scansa fatiche e il lavoro estremo per i soliti fessi, puniti perché hanno dignità da vendere.
Non si capisce quanto e cosa devono fare esattamente gli impiegati: in questi meandri le norme sono tante, come le procedure con poca logica e le scartoffie raggiungono la dimensione del Duomo di Milano, ogni anno.
Prima di imporre questi super uomini, geniali e super pagati, si dovrebbe liberare, da tutte le pastoie burocratiche, gli uffici pubblici.
Per far ciò bisogna snellire tutte le procedure: questo è proprio il compito del Governo, appartiene ai suoi poteri esecutivi.
Togliere registri, registrazioni, unificare non tanto gli uffici, ma le imposte per prodotto, concentrare le verifiche, tagliando inutili doppioni di licenze, autorizzazioni, permessi vari.
Per far questo serve un po'di razionalità e chiarezza degli scopi dei vari servizi pubblici: concentrare, semplificare e controllare, per avere meno lacci.