15 ago 2012

Terrorismo internazionale, in Italia e nel mondo


L’Italia ha subito diversi attentati, con vittime, sia in Iraq sia in Afghanistan.
Dopo mesi di tregua questi gesti non possono essere casuali: qualcuno conosce bene la realtà politica della nostra Nazione e sa che c’è una volontà politica che spinge al ritiro.
Ciò che mi stupisce e mi lascia perplesso è come sia possibile sapere con precisione quando conviene colpire e dove colpire, vivendo nelle periferie delle città irachene o nelle grotte afgane.
Il sospetto, che è qualcosa di più di un’ipotesi, che alle spalle dei vari terroristi barbuti, più simili a caricature dei feroci briganti d’altri tempi, che a personaggi reali, ci sia una direzione strategica ben coordinata.
Non una sola persona forse, ma certamente un gruppo di personaggi, d’esperti, che si sanno avvalere d’ottime informazioni su tutto il pianeta.
Se costoro esistono chi sono?
Le menti che stanno alle spalle di queste strategie, forse hanno interessi e fedi diverse da quelle dei terroristi islamici: ricordiamoci il petrolio, il traffico d’armi, dell’oppio afgano.
Non è giusto entrare nella questione del ritiro, dell’intervento militare, ma è giusto farsi qualche domanda: il “gioco delle parti”, che ci riguarda tutti, ci spinge a cercare il nemico lontano.
Sono così lontani chi usa il terrorismo per scopi politici, territoriali, economici?
I pacifisti e “guerrafondai” sono attori che recitano parti in modo chiaro?
Le posizioni in questo dramma si possono confondere?
Il dubbio maggiore è sempre uno ed è terribile.
Colpiranno le nostre città?
Quando diverremo noi, ignari cittadini, bersagli di questi farabutti?