Il Paese deve competere globalmente contro le altre economie.
Oggi non è solo, non è più, la singola azienda a combattere la sua guerra per la sua fetta di mercato: tutto un sistema deve essere oliato, reso efficiente, in modo da incoraggiare e sponsorizzare gli imprenditori.
Non è il solito principio del liberismo sfrenato, dove privato è sempre preferibile al pubblico, qualsiasi situazione, buona o cattiva essa sia.
Rendere tutto più funzionante significa rivoluzionare le teste delle persone, liberarsi da vecchi blocchi mentali, da vecchi atteggiamenti classisti, da sotterfugi e da pregiudizi sociali.
E’ proprio questo fatto che pesa sulla Nazione: si deve sbloccare tutto ciò che si può e permettere a chi ha voglia di fare di agire.
Qualsiasi attività deve avere delle incombenze definite, chiare: la burocrazia spesso scoraggia chi vuole impegnarsi in nuove iniziative.
La causa del lavoro nero non è solo nell’evasione fiscale, ma gli intoppi che si trovano nei vari uffici pubblici, che bloccano la voglia di regolarità.
Le normative sono troppe e contraddittorie: molti giovani e meno giovani vorrebbero fare, creare, buttarsi in nuove attività.
Oggi c’è internet che offre occasioni sino a pochi anni fa inimmaginabili, ma si teme di incappare nelle numerose tele tese dai soliti "burosauri": commerci e iniziative devono essere provate, sperimentate, ma ecco che le pratiche da espletare per iniziare sono tante.
In questo campo la cultura sindacale non aiuta, anzi ostacola con alcuni veti anacronistici: una cosa è l’evasione fiscale e l’altra è la fuga dalle maglie troppo strette di leggi nate in anni passati, oggi si può dire appartenenti a ere trascorse.
La speranza di molti sta nello snellimento, ma io ho molti dubbi che questo avverrà in tempi brevi: bisogna mandare in pensione troppi vecchi in molte realtà amministrative.
Vecchiaia intesa non in senso anagrafico, ma culturale.