La criminalità preoccupa sempre più, ma pare che per i politici sia un problema secondario.
L'opinione pubblica invece la sente come la prima delle preoccupazioni: i discorsi che tendono a far passare come insensati certi timori, con analisi statistiche dai ragionamenti confusi e contraddittori, rimangono improponibili.
Certamente chi ha la scorta pagata dallo Stato non può capire chi vive nelle periferie degradate, specialmente se non è più giovane o è una donna sola, o con bambini: infondo, si sa, anche i proventi della criminalità fanno crescere il PI, in un certo senso.
Tutto il denaro sporco prima o poi viene lavato e allora permettiamo all'economia di fare il suo corso, pur lasciando dietro qualche povera vittima.
Tempo fa un politico affermò, senza pudore, che in fondo non tutti possono essere felici.
Certamente il potere logora chi non lo ha e noi, cittadini comuni, senza raccomandazioni né casa pubblica in affitto calmierato in centro, ci sentiamo persi tra clandestini arroganti, carcerati appena usciti con l'indulto, alcolizzati e drogati molesti, senza contare venditori ambulanti prepotenti, zingari petulanti, ect...
Si può capire tutto e l'emarginazione deve trovare soluzioni, ma non servono le solite lunghe disquisizioni.
L'applicazione intelligente, anche se elastica, delle leggi aiuterebbe di più: punire i recidivi, ma concedere attenuanti a chi cambia vita potrebbe mutare in meglio molte situazioni.
La certezza della pena dovrebbe essere accanto alla certezza del perdono d'avanti al ravvedimento reale e costruttivo.
I nostri politici stanno sempre nel palazzo del potere e non badano a tutto ciò, tranne durante le campagne elettorali.