C'è una mentalità molto diffusa tra la gente e tra gli imprenditori: dopo i quaranta anni si è fuori mercato.
La vita media ha superato gli ottanta anni e la speranza di vita di un quarantenne è di 85 anni, circa.
Si può dire che si è nell'età di mezzo, con molti anni di vita: è assurdo essere considerati dei rottami da pre-pensionare, o dei pesi da mantenere al lavoro sino alla data, sempre più distante della pensione.
Pure dopo essere collocati a riposo si vorrebbe dare ancora qualcosa: essere attivi, produttivi, magari a metà giornata.
Si vorrebbe fare ciò che non si era fatto da giovane per ostacoli dovuti alla famiglia, ai figli o altro.
Perché non togliere tutti i vincoli che permettono a costoro di arrotondare la magra pensione, avere qualche soddisfazione, mai avuta prima forse, nel mondo del lavoro.
L'elasticità dovrebbe trovarsi tra i legislatori e i sindacati: perché non
semplificare la normativa, rendendola meno perentoria.
Chi desidera fare dopo gli anta non si trovi penalizzato: nessuno si dovrebbe sentire escluso solo perché la legge e il mercato ha dei pregiudizi.
Sino ai cento anni uno potrebbe, se lo volesse, fare, costruire, anche faticare, per la soddisfazione di sentirsi vivo e dinamico.